MssCol 603/Lettera 27
- Sottounità / Unità archivistica
- NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro secondo
- Regesto veloce
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Commendone aggiorna sulla vertenza riguardante il contributo richiesto ai vescovi per le necessità della guerra.
- Tipologia
- it lettera in registro copialettere
- Numero documento
- 27
- Estensione materiale
- cc. 1r-2v
- Mittente
- Commendone, Giovanni Francesco
- Destinatario
- Borromeo, Carlo
- Luogo di redazione
- Varsavia
- Luogo di ricezione
- Roma
- Data di redazione
- 28 marzo 1564
- Edizioni del documento
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pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, I, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1847, pp. 104-108.
- Regesto approfondito
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Dopo un lungo esame i nunzi della nobiltà hanno accettato la conferma dei privilegi del clero, a patto che gli ecclesiastici versino una contribuzione per le necessità del Regno. I vescovi, secondo quanto riferisce Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, chiedono in cambio «di essere reintegrati nelle loro decime» o che venga ripristinata la giurisdizione ecclesiastica, così da poterle riscuotere loro stessi «per via di censure». Altri ancora domandano, insieme alla restituzione delle decime, che si condannino gli eretici e che si reintegri «la religione et lo stato ecclesiastico nel termine nel quale era sotto il padre di questo re».
L’arcivescovo ha quindi chiesto l’opinione di Commendone, il quale, lodando la buona volontà dei vescovi verso la patria, ha sottolineato «non esser lor podestà obbligare i loro successori né mettere una nuova gravezza alla Chiesa senza ordine et authorità della Sede Apostolica». Ha quindi osservato che sarebbe stato difficile difendere le decime dall’arbitrio degli eretici senza impegnarsi al tempo stesso contro l’eresia e ha invitato i vescovi a «moderar le parole», per non allontanare quei cattolici che ritengono che il clero debba contribuire alle spese per la guerra. Ha suggerito inoltre al clero di mostrare la propria buona volontà nel sostenere il sovrano, ricordando gli aiuti dati alla Corona in passato e dichiarando che una volta restituito agli ecclesiastici quanto loro sottratto, essi non avrebbero mancato di contribuire alle necessità del Regno. Commendone ha aggiunto che, nel momento in cui gli eretici avevano sottratto le loro entrate e «rivocato in dubbio se si debbano in alcun modo pagare», non era opportuno chiedere agli ecclesiastici una contribuzione permanente. I vescovi avrebbero dovuto infine chiedere al re di intervenire per rimediare ai disordini e alla rovina che incombono sul paese. I vescovi hanno approvato i suoi consigli, che l’arcivescovo ha esposto in Senato a nome di tutto il clero; alcuni vescovi hanno giudicato che Commendone abbia «parlato troppo acerbamente contra gli heretici».
Sigismondo II Augusto ha poi convocato i vescovi, li ha informati sulla sua intenzione di tener fede agli impegni presi con Commendone e ha dato loro assicurazione che, nonostante i nunzi della nobiltà abbiano chiesto di devolvere tutte le decime alle necessità della guerra, quest’anno sarà richiesta al clero solo una parte di esse, esortandoli ad acconsentire a «questa contributione nella quale vedevano d’haver contra anco gli catholici layci». I vescovi hanno negato il consenso a qualsiasi contribuzione se prima il sovrano non correggerà i decreti di Petricovia e non ristabilirà l’editto di Varsavia. In ogni caso non concederanno neppure una parte delle decime «non volendo con questo principio dar in man di layci l’authorità di pigliarle».
Il giorno stesso Commendone ha raccomandato all’arcivescovo, ad Adam Konarski, vescovo di Posnania, ad Andrzej Noskowski, vescovo di Plozca e a Wojciech Sobiejuski, vescovo di Chelma, di insistere sulla volontà dei prelati polacchi di contribuire «salve le conscientie et l’authorità di sacri canoni et della Sede Apostolica», per evitare che gli eretici utilizzino tale contesa per esacerbare l’odio della nobiltà verso i cattolici. Il gruppo ha atteso invano l’arrivo di Mikolaj Wolski, vescovo di Kiev, e di Filip Padniewski, vescovo di Cracovia, prossimo alla partenza. Mentre era quest’ultimo era ancora a Varsavia, in Senato i vescovi si sono opposti a qualsiasi risoluzione e sono stati avanzati molti progetti «tutti con pregiuditio della Chiesa et del clero, massimamente contro le decime».
Senza il vescovo di Cracovia – commenta Commendone - i vescovi non hanno speranze e lo stesso Padniewski ha mostrato, partendo, di essere di questo avviso.
«Cifra»
Negli ultimi giorni i nunzi della nobiltà hanno cercato di ottenere dal re un «tempo certo» per un concilio nazionale. Domandano poi che i beni delle abbazie siano divisi tra la nobiltà e che si destinino «per sempre» le decime al «servitio della guerra». Propongono inoltre che «non sia nel Regno altra giurisdittione che la seculare». Commendone ha parlato di tutto ciò con Melchior Mościcki, provinciale domenicano e confessore del re. Spera che durante la confessione di domani questi possa «fare ogni buon officio».
- Note libere
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Testo cifrato reso in chiaro dal copista cinquecentesco.
- Personaggi rilevanti
- Konarski, Adam
- Mościcki, Melchior
- Padniewski, Filip
- Sigismondo II Augusto Jagellone
- Uchański, Jakub
- Wolski, Mikołaj
- Luoghi rilevanti
- Petricovia