MssCol 603/Lettera 47

Sottounità / Unità archivistica
NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro secondo
Regesto veloce

Commendone informa sulla presentazione che ha fatto in Senato dei decreti del concilio di Trento; aggiorna inoltre sui nuovi tentativi di arrivare alla convocazione un concilio nazionale.

Numero documento
47
Estensione materiale
cc. 30v-33v
Destinatario
Borromeo, Carlo
Luogo di redazione
Parzow
Luogo di ricezione
Roma
Data di redazione
8 agosto 1564
Edizioni del documento

Pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, I, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1847, pp. 175-181.

Regesto approfondito

Arrivato a corte, Commendone esitava a dar notizia pubblicamente della conclusione del concilio di Trento, nel timore che una presentazione nel Senato, composto in maggioranza di eretici, desse luogo a una «sinistra risposta». Ieri ha perciò saggiato la volontà di Sigismondo II Augusto il quale, dopo una lunga riunione con i senatori, lo ha invitato a presentare i decreti in Senato.

«Entrato in Senato […] parlai lungamente et di questo concilio di Trento et in generale di tutti gli concilii et della necessità d’un supremo tribunale qui in terra et d’un giudice certo circa le cose della religione, et come sin coloro stessi che rifiutano il vero et legitimo magistrato della sede del prencipe delli apostoli, […] erano stati finalmente condotti dalla necessità a crear suoi novi et falsi pontificati, qual in Ginevra, qual in Vitteberga et qual altrove et fare loro conciliaboli, loro decreti et loro anatema per estirpar quei disordini che havea prodotti et tuttavia producea questa prima loro fallacia et pretesto che la scrittura solo debba esser giudice, et comparai questo disordine alla confusione che succederebbe in questo Regno quando si rifiutasse il giuditio di Sua Maestà et del Senato […] et gli statuti stessi, i quali poi ciascuno volesse interpretare a modo suo. Mi dolsi di due bestemie et gravissime ingiurie che costoro facevano a Nostro Signore Jesu Christo: la prima credendo et dicendo che Sua Divina Maestà habbia instituita la sua Chiesa senza capo, senza giudice, senza ordine o certezza alcuna, con che non si vergognano di notar la sapienza eterna di tal imprudenza, quale in nessun legislatore di qualunque più barbara repubblica potrebbe esser tollerata. La seconda che con questa loro dottrina cerchano di mostrare che dalla bontà della vita dipende l’authorità del Magistrato, quasi che questa celeste et soprannatural podestà habbia o haver possa principio da noi e non da Dio, né sia collocato in noi tanquam in vasis fictilibus come dice l’Apostolo. Con il che, oltre il resto, vengono a contradir anco apertamente se stessi i quali, niente attribuendo alle opere nostre, concedono nondimeno in cosa sì grave et principalissima sopra tutte l’altre tanta parte, anzi il tutto, agli meriti nostri soli».

«Dissi del salvacondotto dato dal concilio di Trento agli eretici, dell’impossibilità nonché impertinenza della conditioni dimandate da loro, et come con esse confessavan apertamente di non voler veder fine di questi disordini et come di tutto ciò erano authori li loro ministri et predicatori i quali, per interessi loro, nissuna cosa più abhoriscono che la pace christiana et il ritorno all’union della Chiesa. Raccontai molti inconvenienti, così circa la religione come circa le cose politiche, i quali io stesso con gli occhi miei dissi haver veduto in Germania, in Francia et in Inghilterra et representai et comparai lo stato di questo Regno con gl’altri, concludendo in somma che gli mali presenti overo non havevano alcun riparo (il che però in una religione rivelata et instituita dal figliolo di Dio non si poteva credere), overo havevan questo solo del concilio universale, con tanta carica con tanta spesa in tanto tempo procurato da Nostro Signore per pace et tranquillità di tutte le provincie christiane, come sola et salutare et necessaria medicina, non altrimente che suol fare un padre amorevole nell’infirmità de’ figlioli. Di che io, particolarmente per gli viaggi da me fatti inanzi il Concilio e per il Concilio et dopo il Concilio, era tenuto di render testimonio a tutti et molto più a sua maestà et a tutti quei signori».

Commendone ha quindi presentato al re e a tutto il Regno i decreti del concilio a nome di Pio IV come unica cura per sanare «le presenti piaghe», anche nel giorno del giudizio, al cospetto di Dio, il papa non avrebbe rinunciato a mostrare la «via della salute» a tutto il Regno. Alla conclusione del discorso Commendone si è commosso, così come lo stesso sovrano e molti senatori, che hanno chiesto a Commendone di restare durante la consulta. Contro il parere di Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, che proponeva di esaminare i decreti prima di dare risposta a Commendone, il re – sostenuto da cattolici ed eretici – ha invece accettato subito i decreti del Concilio; Piotr Myszkowski, vicecancelliere di Polonia, si è impegnato a garantirne l’esecuzione nel Regno.

Dopo essersi rallegrato con il re e con il Senato per la decisione presa, Commendone si è congedato. Ha inoltre ottenuto l’approvazione di due decreti contro gli eretici, di cui tra pochi giorni invierà copia.

«Cifra»

Non appena arrivato a Parzow, Commendone ha discusso con il re della proposta dell’arcivescovo di convocare il Senato, a Cracovia per trovare «qualche forma» per regolare le «cose della religione» prima della Dieta del prossimo gennaio. Gli ha fatto presente che tale proposta è azzardata e che spesso sotto il pretesto della religione si nascondono «altri disegni». Il sovrano ha sottolineato come coloro che avrebbero dovuto opporsi a tale obiettivo non smettevano di «procurarlo et incamminarlo per altre vie»; il giorno dopo ha dichiarato in Senato di non voler essere giudice «in causa di religione». Occorre ora evitare che si tenti la via del concilio provinciale: l’arcivescovo progetta infatti di invitarvi anche gli eretici, «onde in effetto non sarebbe altro che un concilio nationale».

Sono state fatte al re diverse proposte per l’appropriazione dei beni dei monasteri, Commendone sta cercando di creare divisioni tra i proponenti per «disturbar tutto il negotio».

Note libere

Testo cifrato reso in chiaro dal copista cinquecentesco.

Luoghi rilevanti
Cracovia