MssCol 603/Lettera 88

Sottounità / Unità archivistica
NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro quarto
Regesto veloce

Commendone riferisce le discussioni avvenute in Senato sulle contribuzioni degli ecclesiastici e spiega i motivi della sua opposizione al concilio provinciale

Numero documento
88
Estensione materiale
cc. 13r-14r
Destinatario
Borromeo, Carlo
Luogo di redazione
Petricovia
Luogo di ricezione
Roma
Data di redazione
4 febbraio 1565
Edizioni del documento

Pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, II, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1851, pp. 51-54.

Regesto approfondito

Commendone lamenta la lentezza delle comunicazioni tanto con Roma che con Stanislao Hosius, vescovo di Varmia.

In Senato si è discusso lungamente riguardo all’«immunità» e alle contribuzioni degli ecclesiastici. Su proposta di Filip Padniewski, vescovo di Cracovia, sono stati incaricati di risolvere le divisioni tra i prelati e i nunzi della nobiltà Andrzej Kościelecki, palatino di Posnania, Stanisław Spytek Tarnowski, palatino di Sandomiria, «palatino Brzestense» [probabilmente Jan ze Służema, palatino di Brzesk], Stanisław Myszkowski, castellano di Sandomiria e starosta di Cracovia, e Jan Tomicki, castellano di Gnesna. I nunzi della nobiltà, a loro volta, hanno deputato allo scopo 14 rappresentanti, «un per palatinato», tra cui solo due cattolici; non hanno intenzione di restituire le decime e «li beni usurpati» e premono per costringere gli ecclesiastici a pagare. Su questo, come alcuni ritengono, la Dieta potrà dividersi.

Commendone consegnerà il breve per Jan Kościelecki, palatino di Siradia, al palatino di Posnania.

È giunta notizia tre giorni fa della morte di Bernardino Ochino.

 «Poscritta»

Commendone ha appreso che alcuni accusano Pietro Barzi di fingersi parente del papa, ma non ha alcun riscontro in merito.

 «Cifra»

Poiché da Roma si è ordinato di non disapprovare il sinodo provinciale qualora lo si convochi secondo i dettami del concilio di Trento, Commendone fa presente che ha sempre ritenuto necessario, «in tale stato delle cose et con sì perverse volontà», opporvisi o moderarlo se convocato. «Oltre il resto – osserva Commendone - temo che non vi [si] introduca la causa del divortio et sento che hora alcuni, essendo già stati ributtati circa un concilio nationale, tentan d’incamminarlo di novo per via di colloquii […] et benché ci sono pur troppe ragioni di dissuaderli appresso li prudenti, nondimeno quando parte di vescovi vi consenta sarà molto difficile opporsi». Tutti infatti penserebbero che Commendone osteggia il concilio, generando così solo maggiore odio verso il papa. Sentirà in merito il parere di Hosius.

Nel timore di intercettazioni Commendone ha inoltrato più copie di lettere per vie diverse.

Note libere

Testo cifrato reso in chiaro dal copista cinquecentesco.