MssCol 603/Lettera 106
- Sottounità / Unità archivistica
- NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro quarto
- Regesto veloce
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Commendone informa sugli sviluppi dello scontro tra Jan Krzysztof Tarnowski, conte di Tarnovia, e Filip Padniewski, vescovo di Cracovia; riporta inoltre le accuse del vescovo di Cracovia contro l’arcivescovo e le nuove mosse dei nunzi della nobiltà eretici.
- Tipologia
- it lettera in registro copialettere
- Numero documento
- 106
- Estensione materiale
- cc. 42r-43v
- Mittente
- Commendone, Giovanni Francesco
- Destinatario
- Borromeo, Carlo
- Luogo di redazione
- Petricovia
- Luogo di ricezione
- Roma
- Data di redazione
- 20 marzo 1565
- Edizioni del documento
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Pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, II, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1851, pp. 107-110.
- Regesto approfondito
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Commendone pensava di aspettare l’arrivo di Jan Krzysztof Tarnowski, conte di Tarnovia, per far in modo che la lite tra lui e Filip Padniewski, vescovo di Cracovia, fosse affidata a Stanislao Hosius, vescovo di Varmia, ma – avendo avuto modo d’incontrare un «familiare» del conte – ne ha approfittato per anticipargli la richiesta, raccomandando che non siano dati, con questo dissidio, pretesti agli eretici e ricordando i disordini seguiti a una «simile contesa» tra il padre del conte e il precedente vescovo di Cracovia, Andrzej Zebrzydowski. Ieri il conte ha fatto sapere al vescovo di Varmia di aver rimesso la lite al suo giudizio.
Appresa la decisione del conte, Commendone ha consegnato oggi il breve giunto da Roma al vescovo di Cracovia, il quale ha esposto come in precedenza aveva rimesso la contesa a Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, «tanto amico della casa Tarnow», ma che la pacificazione era stata impedita, nella Dieta, da molti, «per loro dissegni» e interessi. Dopo la rinuncia dell’arcivescovo, anche il vescovo ha accettato di affidarsi a Hosius; ha però lamentato che l’arcivescovo non comunica con i prelati e che i suoi consiglieri sono «parte heretici, parte suspetti». Ha rilevato inoltre «che qui viene ogni giorno qualche novo ministro eretico», forse per volontà dello stesso arcivescovo e che tutti sono convocati dal «suo familiare» Andrzej Frycz Modrzewski, il quale «fa quasi il capo loro». L’arcivescovo non avrebbe tra l’altro ancora comunicato a Sigismondo II Augusto quanto concordato con Commendone e i vescovi riguardo al suo matrimonio né avrebbe rinunciato ai progetti per un concilio nazionale, tanto più ora «con questa occasione della causa della regina».
«Poscritta»
Approfittando dell’assenza dei cattolici nell’assemblea dei nunzi della nobiltà, i rappresentanti eretici hanno ripetuto contro Hosius l’invettiva già pronunciata contro Commendone, esortando a far istanza al sovrano affinché vieti a Hosius di stare nel paese «et che si provegga per decreto pubblico che nessuno di questo Regno possa esser cardinale».
Si dice che gli eretici vogliano inviare «due loro ministri, un trinitario et uno sacramentario» a ragionare con Hosius, probabilmente su «consiglio di quel Fritio [Andrzej Frycz Modrzewski] […] proposto dall’arcivescovo al cardinale».