MssCol 603/Lettera 122

Sottounità / Unità archivistica
NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro quinto
Regesto veloce

Commendone riferisce sul perdurante scontro intorno alla nuova costituzione in materia di giurisdizione ecclesiastica.

Numero documento
122
Estensione materiale
cc. 18r-19r
Destinatario
Borromeo, Carlo
Luogo di redazione
Petricovia
Luogo di ricezione
Roma
Data di redazione
7 aprile 1565
Edizioni del documento

Pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, II, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1851, pp. 153-155.

Regesto approfondito

Ieri in Senato la lettura delle costituzioni della Dieta ha dato luogo a «più protesti che voti»; si era stabilito che i beni regi potessero essere impegnati in caso di necessità, ma i nunzi della nobiltà si sono opposti a tale decisione e sono partiti. «Pare horamai che questo Regno sia condotto ad una palese anarchia».

Mentre si leggeva la costituzione contro i vescovi, più di trenta nunzi cattolici hanno presentato una protesta, che Commendone invia in allegato. Il nunzio della Polonia Maggiore, «Nacleski», ha riferito che i vescovi non l’avevano sostenuta, ma alla fine si sono alzati in piedi per riproporre la rimostranza da loro fatta nei giorni scorsi, sostenuti da Spytek Jordan, palatino di Cracovia, da Florian Kaspar Zebrzydowski, castellano di Lublino e da altri.

Nonostante l’opposizione degli eretici e le minacce di Jakob Ostroróg, Nakleski ha resistito e Sigismondo II Augusto ha consentito che la sua protesta fosse messa agli atti, «il che importa molto per torre la forza della sudetta constituzione». Nessun decreto infatti può «haver forza» nel Regno senza il consenso «di tutti tre gli stati, degl’ecclesiastici, d’i senatori secolari et d’i nuncii, né alcuna legge o constitutione antica si può rompere senza il consenso di questi tre stati né il re può statuir alcuna cosa contra un degli stati ipso invito». De iure perciò la costituzione contro i vescovi sarebbe di «poco pregiuditio», in quanto emanata contro le leggi antiche, senza il consenso degli ecclesiastici e di parte degli altri ordini. Ma se si procederà con la forza, la stessa nobiltà, che ora si oppone agli ecclesiastici, ne pagherà le conseguenze. Si moltiplicano infatti i disordini, al punto che Commendone spera possano «parturir qualche bene».

Mikołaj Sienicki, maresciallo del Sejm, ha apertamente dichiarato che la nobiltà non intende pagare le decime «sin che non ritornano ad uso megliore, come confidano che tosto debba succedere et con queste parole ha lasciato tutti sospesi di qual uso egli intenda, ma assai ben chiari che non le vogliono pagare o sieno citati allo spirituale o al temporale».

Segue trascrizione della protesta dei nunzi cattolici, tradotta dal polacco al latino (senza data propria).