MssCol 603/Lettera 132

Sottounità / Unità archivistica
NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro quinto
Regesto veloce

Commendone ricapitola quanto operato con gli inviati imperiali in Polonia.

Numero documento
132
Estensione materiale
cc. 28v-30r
Destinatario
Borromeo, Carlo
Luogo di redazione
Petricovia
Luogo di ricezione
Roma
Data di redazione
6 maggio 1565
Edizioni del documento

Pubblicata in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, II, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1851, pp. 172-176 (in traduzione polacca); «summarium» in Elementa ad fontium editiones, 59/II: Documenta ex Archivo Cardinalis Ioannis Morone ad Poloniam spectantia quae in Archivo Secreto et in Bibliotheca Vaticana asservantur (1539–1579), ed. C. Lanckorońska, Romae, 1984, p. 27-28.

Regesto approfondito

«Cifra»

Dato che gli inviati dell’imperatore, Andrea Dudith Sbardellati, vescovo di Cinque Chiese, e il barone Wilhelm von Kurzbach, hanno ora ricevuto ordini diversi rispetto alle commissioni iniziali, Commendone ripercorre i negoziati da loro condotti fino a questo momento.

Durante la prima udienza con Commendone essi gli hanno consegnato una scrittura «conforme alla lor commission, pungente contra il re et contra i senatori», che ha suscitato le lamentele di questi ultimi. Dopo aver sondato la posizione di Commendone sul matrimonio di Sigismondo II Augusto e averne informato Massimiliano II, gli inviati imperiali hanno chiesto consiglio a Commendone riguardo alla «causa della regina». Commendone è venuto a conoscenza dell’ordine impartito dall’imperatore di riportare Caterina d’Asburgo a Vienna nel caso in cui il re di Polonia non avesse acconsentito alle richieste imperiali. Ha fatto perciò presente che sarebbe così stato spinto a tentare nuovamente la via del divorzio: l’allontanamento della regina lo avrebbe giustificato e avrebbe per di più fomentato «quelle ragioni che i nuncii pretendevano della necessità dell’haver prole», mettendo a rischio anche «il rispetto della controdote della regina, […] insieme con molti altri molto più gravi et importanti rispetti».

Gli inviati imperiali hanno quindi deciso di scrivere all’imperatore e di rinviare l’inoltro a Vienna della scrittura redatta a nome del re. L’imperatore ha dapprima dato loro ordine di eseguire comunque le commissioni già impartite, ma ha poi accolto il consiglio di Commendone di limitarle al caso in cui la regina si trovasse nel Regno in pericolo di vita gli inviati attendono ora nuove istruzioni.

Essi, «per la natura del re et per lo stato nel quale hanno veduto essere già stato condotto il negotio del divortio», non vedono particolari rischi, tanto più che il re si appresta a partire per la Lituania; hanno perciò rassicurato la regina, esortandola a non voler lasciare a tutti i costi la Polonia. Commendone farà a sua volta visita a Caterina e spera che la vertenza vada a buon fine, grazie anche alla proposta di un abboccamento tra il sovrano polacco e l’imperatore. Questa «dalla parte del re servirà almeno a contenerlo nei termini et dalla parte dell’imperatore, servirà per potersi lui ritirare con dignità dalle prime commissioni così gagliarde ch’harebbon spinto questi principi ad una aperta inimicizia, et noi fra tanto haremo riparato al scisma che per tal via senza alcun dubbio si sarebbe introdotto col successo medesimo d’Inghilterra».

Note libere

Testo cifrato reso in chiaro dal copista cinquecentesco.