MssCol 603/Lettera 179

Sottounità / Unità archivistica
NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro settimo
Regesto veloce

Commendone informa sulle mire di Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, nel contrasto con Mikolaj Wolski, vescovo di Kiev, e suggerisce possibili rimedi.  

Numero documento
179
Estensione materiale
cc. 11v-13r
Destinatario
Ávila (de), Diego
Luogo di redazione
Nissa
Luogo di ricezione
Roma
Data di redazione
9 dicembre 1565
Edizioni del documento

Pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, II, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1851, pp. 324-328.

Regesto approfondito

Nel corso della legazione in Polonia il «maggior impaccio» di Commendone è stato tener a freno Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, assolto ab haeresi dal precedente nunzio Berardo Buongiovanni. L’inimicizia con Mikolaj Wolski, vescovo di Kiev, «persona di gran casa et di molte ricchezze et authorità», è stata per l’arcivescovo il maggior impedimento alla realizzazione dei suoi piani. Tale inimicizia è al momento alimentata da una questione relativa alle rendite del vescovato di Cuiavia.

Prima di essere nominato arcivescovo, Uchański era titolare della diocesi di Cuiavia. Nel Regno è usanza che, quando un vescovo viene nominato ad altra chiesa, continui a riscuotere per tre mesi le rendite della chiesa che lascia. L’attuale vescovo di Kiev è debitore nei confronti dell’arcivescovo di parte di tali rendite, per un totale di quattromila fiorini. L’arcivescovo ritiene che Wolski si fosse obbligato formalmente al pagamento, mentre Wolski lo nega. L’arcivescovo ha ottenuto contro di lui per ben due volte una scomunica che intende ora pubblicare nella Dieta del prossimo febbraio, «con desiderio che la non sia stimata né obedita, onde quasi estingua affatto l’authorità della Sede Apostolica in questo Regno, et sono molti che credono di lui che egli comprarebbe questo successo con cento milia fiorini non che con quattro».

Commendone propone dunque che Pio IV avochi a sé tale causa e sospenda le censure per sei mesi. «Io non so le formule che voi solete usare, ma il mondo et l’obedienza che si dava già alla Sede Apostolica è si mutata [tanto] che è necessario, in casi importanti, pigliar nove vie, il che se non si farà da voi signori maestri delle formule, quel poco ancora che resta anderà tosto in rovina». La decisione andrà comunicata con due distinti brevi all’arcivescovo e al vescovo di Kiev, tacendo con Józef Zamoyski, agente dell’arcivescovo a Roma. Allo stesso modo il protonotario solleciterà direttamente l’invio dei due brevi, senza nominare Commendone, rimasto fin qui estraneo ai conflitti tra i prelati polacchi.