Relativamente al caso di tale «don Theophilo», benedettino trasferito dal monastero di Parma a quello di Siena, Commendone riferisce di aver fatto presente al papa il danno che deriva alle congregazioni monastiche da simili tentativi dei monaci di sottrarsi all’autorità dei rispettivi abati. Il papa ha però replicato che il monaco, impiegato per il servizio della congregazione, dovrà comunque obbedienza al suo abate.