b. 62-I / Lettera 6

Regesto veloce

Graziani aggiorna sulla sua missione presso la corte imperiale; informa inoltre sugli schieramenti politico-religiosi in Polonia di fronte ai possibili candidati al trono del Regno.

Numero documento
6
Estensione materiale
18 pp.
Destinatario
Gallio, Tolomeo
Luogo di redazione
Vienna
Data di redazione
29 luglio 1572
Edizioni del documento

pubblicata parzialmente in Uchańsciana czyli zbiór dokumentów wyjaśniających życie i działalność Jakóba Uchańskiego, ed. T. Wierzbowski, Warszawa, J. Berger, 1884-1892, IV, pp. 21-31; in Nuntiaturberichte aus Deutschland, 3/VI: Nuntiatur Giovanni Delfinos (1572-1573), hrsg. v. H. Goetz, Tübingen, Max Niemeyer Verlag, 1982, pp. 434-447.

Regesto approfondito

«27 luglio»

Massimiliano II ha informato Graziani sui cinque fiduciari mandati in Polonia, ai quali si aggiungeranno anche Jan Proskowski, per la Lituania, Sigmund von Kurzbach, barone di Slesia, per i palatini e, secondo il consiglio di Commendone, Guglielmo di Rosenberg, «vicerè di Bohemia», e Vratislav von Pernstein, cancelliere di Boemia, figure di altissimo rango, cui dovrebbero essere attribuite facoltà molto ampie. Graziani si è compiaciuto della scelta, ricordando l’amicizia che lega questi personaggi a Commendone e ribadendo la necessità d’intervenire tempestivamente, «prima che le pratiche molto gagliarde che si fanno per altri potessero pigliar piede». L’imperatore ha dichiarato di aver già dato ordine ai designati di prepararsi a partire. Alla richiesta di Massimiliano sulla possibilità di innalzare almeno un paio di loro al cardinalato, Graziani ha sottolineato che, sebbene l’incarico affidato loro sia d’indubbio prestigio, per ricevere l’onore della porpora è necessario «che quei tali havessero anco altre qualità digne di quell’honore, et in particulare che fossero zelanti della religione et del servitio di Dio»,

Graziani intende partire domani per la Polonia, a meno che non gli giunga da Commendone ordine contrario.

 

«28 luglio 1572»

Un messo di Commendone ha riferito ieri sera a Graziani che il cardinale ha lasciato il palatinato di Cracovia e gli ha dato indicazioni sul luogo dove dovrà raggiungerlo in Polonia. Commendone non ha percorso il cammino di Cracovia, ben presidiato, e anche il suo messo ha raggiunto Vienna passando per il palatinato di Siradia.

Graziani ha appreso che il 15 luglio è entrato a Cracovia il nuovo palatino della città, Jan Firlej, già palatino di Lublino e «capo degli heretici». Ciò ha acuito le divisioni tra gli eretici, provocando in particolare l’ostilità di Piotr Zborowski, palatino di Sandomiria, al quale la carica era stata promessa da Sigismondo II Augusto per il suo impegno nella vertenza matrimoniale con Caterina d’Asburgo. L’escluso ha perciò gridato al tradimento ed è nata tra i due, prima amici, una grave rottura. Dopo la morte del sovrano, il figlio del Firlej è entrato in possesso del palatinato in nome del padre e i fratelli del palatino di Sandomiria si sono recati a Cracovia per contrastare le mosse del nuovo palatino. Tra questi il cattolico Andrzej Zborowski, amico di Commendone come anche altri membri della famiglia, seppure eretici.

A favore di Jan Firlej sono anche Franciszek Krasiński, vicecancelliere, eletto vescovo di Cracovia, e Jan Kostka, castellano di Danzica, che Commendone spera di poter riguadagnare. L’altra fazione, oltre al palatino di Sandomiria, comprende Lukasz Górka, palatino di Posnania, Jan Krotoski, palatino d’Inovratislavia, e altri «signori», che fanno capo a Stanisław Karnkowski, vescovo di Cuiavia. Commendone ha cercato di ricondurre in questo campo altre figure gradite tanto ai cattolici che agli eretici: si è perciò rivolto ad altri palatini, tra i quali Olbracht Łaski, palatino di Siradia, che, a parere di Graziani, avrebbe possibilità di ottenere la Corona.

Tale fazione, più forte dell’altra, è divisa sul candidato al trono, che per alcuni potrebbe essere Teodoro, figlio secondogenito di Ivan IV, per altri Sigismondo Vasa, figlio del re di Svezia, oppure Augusto I duca di Sassonia: questi ultimi sono molto giovani e potrebbero essere allevati secondo i costumi del Regno. La casa d’Austria non gode per contro di favore né presso gli eretici, dopo l’affare del divorzio tra Sigismondo e Caterina d’Asburgo, né presso i numerosi cattolici. Molti temono infatti che gli Asburgo trasformino la corona da elettiva in ereditaria, come in Boemia e in Ungheria, e che governino il Paese secondo gli interessi propri e della parte che li sostiene. I polacchi, spinti dall’«odio naturale» per i tedeschi, accusano i figli di Massimiliano di essere superbi, estranei alla cultura e alla lingua del Regno, e di imporre carichi fiscali eccessivi sui sudditi; temono di perdere privilegi e libertà, mentre i tedeschi trarrebbero dalla corona polacca vantaggi economici e politici.

Dopo l’arrivo di Firlej a Cracovia si è verificato uno scontro tra la sua fazione e quella degli Zborowski. Durante la riunione della nobiltà polacca Zigmunt Myszkowski, capitano di Osnenzino, fratello di Piotr, vescovo di Plozca, ma «principal calviniano», ha proposto, di fronte alla situazione del Regno, di chiedere consiglio all’imperatore, come «principe amicissimo e prudentissimo». La nobiltà ha chiesto invece l’interruzione delle relazioni commerciali con gli stranieri e l’invio di contingenti polacchi ai confini con la Slesia e l’Ungheria per impedire l’ingresso e l’uscita dal Paese.

Sono arrivate in città due lettere di Walenty Dembiński, cancelliere di Polonia, che esorta a evitare scontri; ma il riferimento, in queste missive, ai fratelli Zborowski ha indotto questi ultimi ad armarsi. Commendone, stabilitosi in seguito alla morte del sovrano a «mezza lega lontano da Cracovia», è riuscito a dissuaderli dal prendere le armi, e li ha convinti ad assumere, insieme al tesoriere del Regno, il controllo del tesoro reale, così da indebolire effettivamente la posizione del palatino di Cracovia e da evitare danni maggiori, soprattutto ai beni delle chiese.

Il colloquio tra Commendone e gli Zborowski ha insospettito la fazione del palatino e Il fratello di questi, Mikołaj Firlej, castellano di Vislicia, eretico, è tornato a raccomandare di tenere gli stranieri fuori dagli affari polacchi, riferendosi in particolare a Commendone, che a suo vedere andrebbe cacciato dalla Polonia. Lo stesso palatino di Cracovia, tuttavia, sentendosi in obbligo per la cortesia riservata in Italia da Commendone a un suo figlio fattosi «molto catholico», ha preso le parti del legato, encomiando il suo impegno per evitare disordini nel Regno. Sono stati così inviati a Commendone, a due giornate da Cracovia, due ambasciatori, uno cattolico e uno eretico, che gli hanno formalmente chiesto di lasciare la Polonia. Commendone ha rifiutato in quanto, come «persona pubblica et mandato da Nostro Signore a tutto il Regno», non può obbedire alle richieste di altri. Si è detto comunque disposto a spostarsi in un altro palatinato, consapevole che gli sarebbe stato indicato quello di Siradia, dove è diretto.

Prima di partire da Cracovia, Commendone si è accertato che il tesoro di quella chiesa fosse custodito e ha convinto i canonici a «intravenire a le congregazioni et consigli pubblici […] per mettersi in possesso di questa facultà d’intravenire alle consultazioni pubbliche».

Il vicecancelliere di Polonia e vescovo di Cracovia ha inviato cavalli e denaro a Varsavia per portare Anna Jagellona a Cnissino, dove è morto il sovrano. Non appena appreso della morte del re, Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, si è recato presso l’Infanta a Varsavia, scontentando coloro che intendevano fargli visita per riconoscerlo come «capo di tutti in tempo di interregno». Il suo gesto ha inoltre destato sospetti in quanti conoscono i suoi stretti rapporti con il palatino di Cracovia, fautore della salita al trono polacco di Alberto Federico, duca di Prussia, attraverso un matrimonio con Anna Jagellona. Questa per parte sua, informata da Commendone del progetto di farle sposare un eretico, avrebbe affermato di preferire piuttosto la morte, ma potrebbe essere convinta al matrimonio.

Dato il disordine crescente nel Regno, Graziani raccomanda di volgere in cifra la corrispondenza con Commendone e d’inviarla a Vienna presso il nunzio pontificio alla corte imperiale Giovanni Dolfin.

 

 «29 luglio»

Nel corso di un’udienza concessagli fuori Vienna, Graziani ha aggiornato Massimiliano II sulla situazione in Polonia e l’imperatore si è detto soddisfatto che Commendone abbia evitato la presa d’armi da parte degli Zborowski.

Massimiliano ha poi chiesto a Graziani informazioni su alcuni palatini, tra cui quello di Siradia, che si sono schierati dalla parte degli Asburgo. L’imperatore ha rilevato che molti ostentano di non voler sostenere casa d’Austria «per esser richiesti» e che, come Commendone gli aveva fatto presente, molti nobili polacchi sono oberati dai debiti.

Alcuni degli inviati imperiali destinati in Polonia sono già in viaggio con mandato generale di conservare l’amicizia tra i due Stati. Graziani intende partire tra due giorni per Vratislavia, da dove cercherà di arrivare in Polonia.

Note libere

La minuta si compone di tre parti redatte in giorni successivi, come evidenzia anche l’attergato di Girolamo Lagomarsini. Nella prima e nella seconda parte alcune righe di testo risultano cancellate e in alcuni casi riscritte a margine.

Luoghi rilevanti
Cnissino
Cracovia
Varsavia