MssCol 603/Lettera 43

Sottounità / Unità archivistica
NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro secondo
Regesto veloce

Commendone informa sull’oltraggio ai danni dei cattolici avvenuto a Lublino e chiede di rinnovare la licenza per la lettura dei libri proibiti rilasciata a Hosius; aggiorna infine su mosse e posizioni dei vescovi del Regno.

Numero documento
43
Estensione materiale
cc. 23v-25v
Destinatario
Borromeo, Carlo
Luogo di redazione
Heilsperg
Luogo di ricezione
Roma
Data di redazione
20 giugno 1564
Edizioni del documento

pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, I, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1847, pp. 158-164.

Regesto approfondito

Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, ha chiesto di presentare quanto prima i decreti del concilio di Trento a Sigismondo II Augusto, così da dare loro esecuzione al più presto.

Non appena arriverà il messo inviato a Cracovia e sarà confermata la convocazione della Dieta di Parzow, Commendone raggiungerà la corte.

A Lublino, «terra della diocesi di Cracovia», un giovane nobile, servitore del capitano locale si è scagliato contro un sacerdote durante la processione del Santissimo Sacramento nel giorno del Corpus Domini, gettandolo a terra insieme al tabernacolo. Il giovane è riuscito a scappare. La domenica successiva Walenty Dembiński, cancelliere di Polonia, ha esortato l’arcivescovo a protestare per l’accaduto aggiungendo che «il patir queste cose sarebbe un introdure l’Alcorano in questo Regno et aperir la via al Turco». L’arcivescovo non ne ha fatto menzione nelle lettere inviate a lui e a Stanislao Hosius, vescovo di Varmia; entrambi sono confusi da un «sì horribile et prodigioso eccesso». Si compiacciono però per il buon animo mostrato dal cancelliere e per la notizia del bando approvato dal Senato di Danzica che - come promesso a Commendone - condanna a morte quanti molestino i cattolici e i frati o impediscano le cerimonie e «gli officii loro». «Essendo poco dopo questo bando successa la morte di un catholico gli frati s’arrisicorno d’uscir a levar il corpo pubblicamente con la croce et altre cerimonie solite et per mezzo la città lo condussero al monastero senza esser molestati o oltraggiati da persona». Hosius vorrebbe introdurre in quella città un predicatore cattolico che parli tedesco.

Hosius frattanto «compone libri, scrive lettere, predica, ammonisce con molta libertà il re» e sta allestendo un luogo dove accogliere i gesuiti; sta cercando di mantenere quella provincia «sana in mezzo di pestilentissime heresie». È perciò necessario che gli venga confermata la licenza di leggere libri di eretici e la facoltà di concederla a coloro che lo assistono, dopo che Pio IV ha revocato tutte le licenze tranne quelle di inquisitori e commissari dell’Inquisizione. Il cardinale ha infatti dovuto interrompere la stesura di un testo «contra un libro di sacramentarii, rovesciando contra loro le ragioni che essi allegano contra gli trinitarii di questo Regno et mostrando che, come gli lutherani han prodotti gli sacramentarii, così gli sacramentarii hanno prodotto gli trinitarii et che con le medesime ragioni che essi sacramentarii hanno cercato di stabilir la lor setta et d’oppugnar la Chiesa catholica, hora giustamente sono oppugnati dalli trinitarii, et andava allegando gli luoghi di loro scritti, il che harebbe portato molto utile spetialmente in questo Regno».

«Cifra»

L’arcivescovo sostiene che occorra minacciare il re «sin di privatione», ma il cardinale Hosius e Commendone ritengono che minacciare senza fondamento affretti soltanto «il proprio danno». È poi impossibile «l’esseguire senza intelligenza et appoggio de’ principi, senza una buona o ferma unione de’ catholici del Regno et senza un capo potente et di grande authorità nel Regno stesso, massime a tempi sì miseri neli quali per l’heresie è sì scemata l’antica riverenza et obedienza di populi verso la Sede Apostolica». Filip Padniewski, vescovo di Cracovia, ritenuto responsabile della situazione attuale per il suo operato come vicecancelliere, è ora tra coloro che invitano a recuperare i beni ecclesiastici con le armi e, insieme all’arcivescovo, ha scritto al papa a Trento per chiedergli di inviare denaro e armi in Polonia come aveva fatto in Francia; ha inoltre dichiarato a Pio IV «una somma disperazione delle cose di questo Regno». Nessun altro ha voluto sottoscrivere la richiesta ed anzi alcuni vescovi ne hanno avvisato il sovrano. I vescovi «pur ritornono di novo alli medesimi pensieri, né voglion considerar, oltre le difficultà sopradette, le molte spese fatte da Nostro Signore né la molta differentia delle cose di Francia a quelle di Polonia et spetialmente la disunione d’essi prelati et altri catholici di questo Regno, et come in Francia il medesimo re dimandava il soccorso contra gli heretici, dove qui tutto quello che si tentasse sarebbe overo dirittamente contra il re o almeno contra la volontà sua, il che senza dubio lo farebbe gittar in potere degli heretici». A parere di Commendone solo il recupero dei beni regi potrebbe portare benefici alla religione cattolica in quanto, «senza alcun odio della Sede Apostolica anzi con odio delle novità et della licentia nata dalle heresie […] potrebbe forse far raveder il re et gli altri signori della cecità presente et, necessitandoli al suo bene, aprir qualche via di restituir et di diffender la religione catholica».

Hosius scriverà a Roma riguardo alla richiesta dell’arcivescovo di mostrare i decreti del concilio di Trento al re.

Note libere

Testo cifrato reso in chiaro dal copista cinquecentesco.

Luoghi rilevanti
Lublino
Danzica
Parzow