MssCol 603/Lettera 44
- Sottounità / Unità archivistica
- NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro secondo
- Regesto veloce
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Commendone aggiorna sulla situazione religiosa del Regno, in particolare sui dissidi tra calvinisti e «trinitarii», e informa su un possibile editto che dovrebbe vietare l’ingresso nel Regno agli eretici stranieri. Chiede inoltre che Stanislao Hosius, vescovo di Varmia, possa avere autorità di attribuire ai confessori facoltà di assolvere gli eretici in foro conscientiae.
- Tipologia
- it lettera in registro copialettere
- Numero documento
- 44
- Estensione materiale
- cc. 25v-29r
- Mittente
- Commendone, Giovanni Francesco
- Destinatario
- Borromeo, Carlo
- Luogo di redazione
- Heilsperg
- Luogo di ricezione
- Roma
- Data di redazione
- 6 luglio 1564
- Edizioni del documento
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pubblicata in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, I, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1847, pp. 164-172 (in traduzione polacca); parzialmente in Litterae nuntiorum apostolicorum historiam Ucrainae illustrantes, coll. P. Athanasius e G. Welkykyj, I, Romae, Basiliani, 1959, pp. 39-40
- Regesto approfondito
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Commendone ha ricevuto cinque esemplari del concilio di Trento e cinque dell’Indice dei libri proibiti. La settimana prossima raggiungerà la corte, che ora dovrebbe trovarsi a Parzow, per presentare una copia del Concilio di Trento a Sigismondo II Augusto senza attenderne una seconda impressione, dato che da giorni sono comparse nel Regno varie copie a stampa del Concilio. Procurerà a Cracovia un’altra stampa «conforme alla corretione di Roma». Accusa ricezione del breve che gli concede la facoltà absolvendi ab haeresi ed elenca le ultime lettere inviate dalla sua partenza da Lomza.
Stanisław Myszkowski, castellano di Sandomiria e starosta di Cracovia, capo dei calvinisti polacchi, non è riuscito ad imprigionare Gregorio Paolo, «ministro et predicatore de trinitarii», il che ha riacceso le ostilità tra le due «sette», ognuna delle quali «ha fautori grandi in questo Regno». In risposta Mikołaj Radziwiłł, palatino di Vilna, ha cacciato tutti i «ministri calviniani» che si sono rifiutati di accettare i «dogmi suoi contra la Santissima Trinità». Ciò potrebbe disturbare il «conciliabulo che disegnavano di fare in Stolnizza».
«È stato a questi giorni stampato et sparso un libro, in lingua pollacca, d’un Sarnischi [Stanisław Sarnicki], ministro calvinista, nel quale prima cerca di far raveder i trinitarii che con le contese suscitate da loro aprano la via al papato, essortandoli con molte parole ad imitare almeno le chiese di svizzeri, dove seben sono molti che hanno opinioni differenti in molti dogmi et spetialmente circa la Trinità, tuttavia dissimulando le contese si conservano uniti insieme. Et però gli reprehende della troppa fretta che hanno havuto a publicare questa nova dottrina, dicendo fra l’altre cose che il Signor Dio non volse che si circoncidessero i bambini il dì che erano nati per esser troppo teneri, ma volse che s’aspettasse l’ottavo giorno, inferendo et dichiarando appresso che i trinitarii non dovevan toccare questi misteri inanzi che fusse ben stabilito il calvinismo, dal quale essi trinitarii sono usciti, et mostra quasi che nei calviniani è la medesima opinione, ma che la differenza sia solamente nel tempo di questa circoncisione. In così fatte pazzie s’occupa questa misera età, et con essa conducano a gran passi gli popoli et spetialmente di questo Regno all’infedeltà et mahometismo. Il principio del sopradetto libro del Sarninschi ha come per thema di tutto il trattato le parole di Sansone ne’ libri de’ Giudici dove dice: Nisi vitula mea arassetis, non invenissetis, con aperta confessione che con la dottrina et principii de’ calvinisti gli trinitarii habbiano ritrovati questi nuovi dogmi et impietà loro». Da Cracovia si scrive che lo stesso Sarnicki fa in modo che le decime delle chiese da cui erano stati cacciati i cattolici - ora occupate dagli eretici – siano destinate a lui e ad altri «ministri calviniani». Quando ne ha parlato con Marcin Zborowski, castellano di Cracovia, questi lo ha scacciato in malo modo, affermando che se avesse dovuto pagare le decime le avrebbe date ai «papisti». Ciò ha sventato l’occupazione della chiesa di San Martino, della quale Sarnicki era il principale istigatore.
«Monsignor Illustrissimo Varmiense [Stanislao Hosius] hebbe hieri aviso di Posnania che lì s’intendeva per lettere del arcidiacono di Cracovia come Bernardino Ochino era venuto in Cracovia et che apertamente s’era accostato a trinitarii et ch’apportava di più non so che altro dogma di poligamia».
A Lomza si è discusso nuovamente di un editto generale che vieti di accogliere eretici stranieri nel Regno. Commendone e Hosius lo hanno sollecitato al re e altrettanto hanno fatto i calvinisti tramite il castellano di Sandomiria, cugino di primo grado di Piotr Myszkowski, vicecancelliere di Polonia. I calvinisti chiedevano che tale editto fosse fatto «con oppressione solo di trinitarii»; inoltre il castellano di Sandomiria voleva «che apparisse esser stato fatto dal re a nostra instanza». Il testo è stato quindi redatto secondo questa indicazione, e la bozza è stata letta dal vicecancelliere di Polonia in presenza del re. Hosius e Commendone hanno obiettato che far valere l’editto contro i soli «trinitarii» avrebbe significato giustificare e quasi approvare le altre sette. Si è allora considerato che non si potevano «nominare tutte le sette nascendone di ogni dì nove et mutandosi […] di giorno in giorno [i] nomi; all’incontro era assai manifesto che quando si fusse detto solamente et in generale che fussero esclusi tutti gl’heretici non si sarebbe mai veduto effetto di questo editto disputandosi et contendendosi perpetuamente dagli settarii sopra questo nome di catholico et di heretico».
Hosius e Commendone sono quindi riusciti a convincere il re che l’unica soluzione possibile era emanare l’editto contro «omnes qui se a Catholica Romana Ecclesia separaverunt». Se si fosse voluto avere riguardo per i «rutheni, che sono scismatici», si sarebbero espressamente eccettuati «i greci et incluso gli heretici di nostri tempi». Hosius e Commendone hanno ribadito che non avrebbero accettato un editto contro i soli «trinitarii», ma nessun editto è stato finora pubblicato.
Il castellano di Sandomiria ha ottenuto un mandato regio per imprigionare Gregorio Paolo. Non si sa se sia indirizzato solo contro di lui o contro i «trinitarii».
Adam Konarski, vescovo di Posnania, ha scritto a Commendone che nella Polonia Maggiore «si fanno molti conventiculi et congiure di nobili heretici per ovviare che egli non possa impedirli, né far l’officio suo per servitio et per conservatione della religione catholica». Non gli ha riferito nulla su Ochino. Già due volte Konarski ha chiesto consiglio a Commendone, «mostrandosi pronto fin’al sparger il sangue per servitio di Dio». Konarski era in Italia quando è stato nominato vescovo, ha preso possesso della sua diocesi da soli due mesi e l’ha trovata molto trascurata dai suoi predecessori. Alla sua richiesta di visitare la chiesa di Posnania, Commendone ha risposto con una lunga lettera, dandogli dei consigli «per rassettare la sua diocesi» e rinviandolo anche al cardinale Hosius, che potrà istruirlo in merito meglio di lui.
Se potrà, Commendone andrà in Rossia per visitare quella diocesi e soprattutto per incontrare Walenty Herburt, vescovo di Presmilia e cognato dei conti di Gorca, «capi degli heretici et principali signori di questo Regno nella Polonia maggiore». Cercherà di condurlo con sé in Posnania prima o dopo il sinodo provinciale, per tentare di recuperare attraverso di lui «alcuno di questi conti». È convinto, come Hosius, che «questo assalir separatamente et cercare di persuadere col mezzo di parenti catholici et espugnar o almeno raffreddare hor questo hor quello heretico grande reputo che sia una della miglior vie per poter fare qualche profitto».
Melchior Mościcki, provinciale domenicano e confessore del re, dotto ed eloquente, predica in Posnania «con molto concorso et molto frutto». Commendone attende l’opinione di Pio IV riguardo all’assoluzione degli eretici penitenti e suggerisce di accordare a Hosius l’autorità di conferire ad alcuni confessori la facoltà di assolvere ab haeresi in foro conscientiae «perché qui nessun laico dimanda in utroque foro, non essendo né pena né vergogna l’esser heretici, né anco si procede horamai contra gli ecclesiastici stessi per cagione d’heresia, se non forse quando la corte piglia lei questo capo contra qualcuno per valersene a punirlo, et a metter qualchun altro al possesso de’ benefici et ciò rarissime volte».
Andrzej Noskowski, vescovo di Plozca, non ha ancora inviato i mandati per la coadiutoria da concedere al vicecancelliere.
«Cifra»
«Oltre quello che scrivo alla distesa dell’editto contra gl’heretici né a monsignor varmiense né a me ancora parve in Lomza esser espediente d’opprimer gli trinitarii soli onde li calvinisti regnassero pacificamente et gli catholici venissero a restare privi di questo poco sollevamento che ci da prima et principalmente la discordia di queste due sette et massime l’abbominatione delle horribili bestemmie di questi novi trinitarii, li quali bestemie mi esorta ad astenermi di far officio contra l’Occhino. Cognosce Sua Signoria che costui porta molto veleno, nelle gravi infirmità pensa esser necessario di valersi talvolta del veleno stesso per medicina contra altri pestilenti humori quali sono questi calvinisti, posti hora in gran favore».
- Note libere
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Testo cifrato reso in chiaro dal copista cinquecentesco.