MssCol 603/Lettera 51

Sottounità / Unità archivistica
NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro secondo
Regesto veloce

Commendone rappresenta la necessità di attribuire a un maggior numero di ecclesiastici nel Regno la facoltà di assolvere ab haeresi; informa su nuove difficoltà create dagli eretici e sulle reazioni dei vescovi ai decreti del concilio di Trento in materia di residenza e di cumulo di benefici ecclesiastici.

Numero documento
51
Estensione materiale
cc. 40r-41r
Destinatario
Borromeo, Carlo
Luogo di redazione
Lublino
Luogo di ricezione
Roma
Data di redazione
28 agosto 1564
Edizioni del documento

Pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, I, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1847, pp. 192-195.

Regesto approfondito

Commendone accusa ricevuta della copia del breve di Pio IV agli arcivescovi di Germania «sopra la concessione del calice».

Continuerà a informarsi sui «disordini et infirmità particolari che sono per queste diocesi» con tanta maggiore diligenza, sapendo che il pontefice vuole esserne informato; ne discuterà anche durante il sinodo provinciale.

Sollecita nuovamente l’attribuzione a un maggior numero di ecclesiastici nel Regno della facoltà di assolvere ab haeresi, rimettendo i casi più gravi a due o tre vescovi scelti dal papa, «perché sebbene Nostro Signore ha dato a me questa facultà nondimeno non posso esser in ogni loco, et essa restarà estinta quando io partirò di questo Regno, et qui sono i confessori sì avezzi ad assolvere - seben non hanno authorità- qualunche heretico che ritorna alla Chiesa, che non possono persuadersi di non dovere admettere et assolvere chi, pentendosi dell’heresia, ritorna alla Chiesa. Né coloro che ritornano sono così fermi che, essendo esclusi una volta, cerchino di novo l’assoluzione, massime essendo di continovo tentati dagl’heretici». Di questo Commendone intende parlare nel sinodo provinciale.

Ha discusso con Sigismondo II Augusto dell’aggressione di Lublino con la «caldezza» che l’episodio imponeva. Quando era avvenuto il fatto, il vicecapitano non aveva osato incarcerare il responsabile, accettando il suo impegno a costituirsi se il re glielo avesse ordinato, ma la questione è stata rimandata grazie al sostegno assicurato al reo dagli eretici. Arrivato a Parzow, Commendone ha fatto «officio tale con il re» che questi ne ha parlato in Senato, «ma senza conclusione alcuna essendo il reo molto diffeso, con pretesto che le leggi del Regno non permettono che un nobile possa esser incarcerato, se non è prima convinto per via ordinaria». Commendone ha poi ottenuto dal sovrano l’incarcerazione del responsabile, sarebbe meglio che sarà giudicato «non per via ordinaria».

Stanisław Krasiński, arcidiacono di Lancicia, che doveva recarsi a Roma a nome di alcuni capitoli, non è ancora partito e Commendone si compiace che il papa approvi il suo tentativo di trattenerlo; ci sarà ancora da fare soprattutto nel sinodo provinciale, data la determinazione con cui il clero si oppone ai decreti del concilio di Trento in materia di residenza e di cumulo di benefici ecclesiastici. A Roma si sarà già vista la lettera del re ad Alessandro Farnese, cardinale protettore della Polonia, che chiede al papa la sospensione temporanea dell’esecuzione dei due decreti. 

Sarà difficile far recapitare a Stanislao Hosius, vescovo di Varmia, il breve sul calice a causa della peste. Commendone partirà comunque dopodomani per la Rossia.

Note libere

data parzialmente leggibile, ricavata da Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, cit.

Luoghi rilevanti
Parzow
Lublino