MssCol 603/Lettera 68

Sottounità / Unità archivistica
NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro terzo
Regesto veloce

Commendone informa sull’udienza avuta da Sigismondo II Augusto riguardo al conflitto tra Massimiliano II e Giovanni Sigismondo Szapolyai e alle tensioni in Livonia.

Numero documento
68
Estensione materiale
cc. 24v-27v
Destinatario
Borromeo, Carlo
Luogo di redazione
Valboria
Luogo di ricezione
Roma
Data di redazione
19 dicembre 1564
Edizioni del documento

Pubblicata in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, I, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1847, pp. 258-264 datata Petricovia, 19 dicembre 1564 (in traduzione polacca); parzialmente in Historica Russiae Monimenta ex antiquis exterarum gentium archivis et bibliothecis deprompta, ed. A.I. Turgenev, I, Petropoli, typis E. Pratzi, 1841, pp. 203-204.

Regesto approfondito

Secondo quanto riferito dallo stesso Sigismondo II Augusto a Commendone, Giovanni Sigismondo Szapolyai gli avrebbe scritto di aver attaccato Massimiliano II per il sostegno che questi offre a Melchior Balassa von Gyrmath, «suo ribello». Si è detto pronto a deporre le armi qualora il re glielo chieda, sebbene vi sia al momento l’opportunità di conquistare la parte occidentale dell’Ungheria controllata dall’imperatore, grazie all’inclinazione antiasburgica degli ungheresi. Il sovrano, in attesa di nuove notizie, sta cercando di impedire lo scoppio di una nuova guerra e ha riferito la voce, circolante soprattutto nella corte cesarea, secondo cui lo stesso Commendone ne sarebbe «authore et instigatore».

Commendone ha invitato il re a far presente a Szapolyai che i turchi lo sostengono solo perché temono che l’imperatore conquisti l’Ungheria e che lo «stabilimento suo» dipende dal fatto che anche Massimiliano ne possieda una parte. In caso di guerra con l’imperatore «se il transilvano perde, perde davero, se vince, vince per turchi, et con pericolo che, in quel caso, gli sia tolto insieme tutto quello che hora gli turchi gli lasciano possedere, onde infine tutto quel Regno venga in potere del turco». Se ciò avvenisse la Polonia avrebbe i turchi al confine, in quanto l’Ungheria è divisa dalla Polonia solo dal «monte Carpato». Commendone ha visitato quelle terre e sa come sono difese; ha invitato quindi il sovrano a considerare che finirebbe per avere «altri pensieri, per la vicinanza di turchi, di quelli che hora ha per cagione del confino con tartari o moscoviti». Sigismondo I non aveva mai accettato di conquistare la Valacchia (intendendo Moldavia) per non avere i turchi al confine, e aveva fatto sì che l’Ungheria rimanesse un argine tra l’Impero ottomano e la Polonia: la stessa cautela è ora auspicabile di fronte alle «cose d’Hungharia». Commendone ha supplicato poi il re di convincere Szapolyai a porre fine agli scontri. Il sovrano ha assentito.

Si attende a breve l’arrivo di Jerzy Jazłowiecki, castellano di Camenetz, il quale ha rinnovato a Cogno la pace tra Polonia e Impero ottomano.

Un inviato di Wolfgang Schutzbar, maestro di Prussia, ha chiesto a Ivan IV la liberazione di Wilhelm von Fürstenberg, maestro di Livonia, a condizione che: 1) arrivato nella regione ristabilisca le chiese di rito greco e restituisca loro le entrate; 2) le fortezze principali restino nelle mani dei moscoviti; 3) tenga sempre «nel consiglio suo» sei moscoviti, senza i quali non potrà prendere alcuna decisione; 4) debba chiedere licenza allo zar quando dovrà arruolare un esercito; 5) alla morte del Fürstenberg spetti a Ivan IV designare il successore.

I prussiani tardano a riunire la Dietina provinciale di Prussia, nonostante il sovrano l’abbia convocata più volte per potervi discutere legittimamente argomenti riguardanti la Prussia come quello dei beni regi. Si attende la decisione di Stanislao Hosius, il quale, come vescovo di Varmia, è «presidente» di quella provincia.

«Cifra»

Il re è risentito perché l’imperatore ha permesso all’inviato del maestro di Prussia di raggiungere la Moscovia. Il sovrano non ha intenzione di sottrarre la Livonia all’imperatore, ma la protegge, su istanza dei suoi abitanti, per evitare che sia conquistata da Ivan IV. Si è detto perciò incredulo che l’imperatore e altri sembrino preferire che la regione sia retta dal moscovita e non da lui. Si è poi meravigliato delle voci sui contatti tra il papa e Ivan IV, tanto più perché il pontefice sa bene che i cavalieri di Livonia sono «tutti apostati et profanatori delle chiese, delle quali egli et il re di Dania [Federico II] eran costituti protettori per un breve della Sede Apostolica». Commendone ha parlato a lungo al re della buona inclinazione del papa nei riguardi suoi e del Regno, rinnovandogli l’invito a riferirgli tutte le voci in proposito di cui verrà a conoscenza.

Commendone ha infine chiesto al sovrano se le condizioni offerte dal maestro di Prussia a Ivan IV esposte nella lettera in chiaro possano essere vere e che vantaggio ne trarrebbe l’imperatore. Il sovrano ha ipotizzato che Massimiliano II voglia così recuperare la Prussia, o che abbia qualche accordo segreto con Ivan IV; considera comunque opportuno che «questo Regno havesse altre province d’intorno onde non venisse a confinare con moschi, troppo potenti nimici». Si è poi detto disponibile a restituire la Livonia all’ordine a condizione che questa rimanga sua alleata, che vi sia ristabilito il cattolicesimo e vi si combatta «contra scismatici, i quali sono i moscoviti».

Commendone, con riferimento alle ipotesi di un sostegno del re di Polonia a Szapolyai, ritiene invece che il sovrano polacco inclini alla pace per le conseguenze che un eventuale conflitto potrebbe provocare.

Note libere

Testo cifrato reso in chiaro dal copista cinquecentesco.

Luoghi rilevanti
Cogno