MssCol 603/Lettera 100

Sottounità / Unità archivistica
NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro quarto
Regesto veloce

Commendone informa sul nuovo colloquio avuto con Sigismondo II Augusto a proposito della validità del suo matrimonio.

Numero documento
100
Estensione materiale
cc. 30r-35r
Destinatario
Borromeo, Carlo
Luogo di redazione
Petricovia
Luogo di ricezione
Roma
Data di redazione
4 marzo 1565
Edizioni del documento

Pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, II, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1851, pp. 83-92.

Regesto approfondito

Convocato da Sigismondo II Augusto per un parere su alcuni «negotii di Rossia», Commendone gli ha parlato della «causa della regina»: lo ha informato su quanto discusso con i vescovi riguardo ai dubbi sulla liceità del suo matrimonio e ha ribadito che questo è da ritenersi legittimo. Lo ha quindi invitato a «voler acquietarsi nel voler di Dio e nel giuditio della Chiesa», senza dare ascolto a coloro che cercano «di condur la scrittura e le leggi a servir alle loro cupidità».

Il sovrano, pur «malcontento et afflitto», si è detto disposto ad accettare i consigli di Commendone, ma ha ricordato le condizioni in cui i suoi matrimoni erano avvenuti. Costretto da Sigismondo I e Bona Sforza a sposare Elisabetta d’Asburgo, sua stretta parente, era stato poi spinto da persone che «volevano acquistarsi authorità» verso l’unione con Barbara Radziwiłł, «cugina del palatino di Vilna [Jan Hlebowicz]», e dopo la morte di questa, nuovamente persuaso dai «medesimi confessori» a sposare la sorella della sua prima consorte.

Ma solo l’anno scorso, in risposta alla legazione imperiale [verosimilmente l’allora re dei Romani Massimiliano II] per la mancata coabitazione con Caterina, aveva inviato Stanisław Wolski, castellano di Rava, e Stanisław Karnkowski all’imperatore, al fine di render noto «questo scrupolo che hora l’affligge». A differenza di Enrico VIII non è spinto da «appetiti o d’altri amori» e lascia intendere di non volersi risposare; ha infine ribadito di essersi spinto fino a questo punto «per consiglio d’altri», rammaricandosi di non aver avuto a Varsavia la confidenza che ha ora con Commendone.

Commendone ha invitato il sovrano ad affidarsi, come Gesù, al volere di Dio, e a rivolgersi a Stanislao Hosius, vescovo di Varmia, che lo avrebbe consigliato per il suo bene. Lo ha messo quindi in guardia dai medici che «nell’altrui male cercano il loro bene», riecheggiando il Salmo, 77, 50.

Il sovrano ha confermato il suo rifiuto di convivere con la consorte, ribadendo i suoi dubbi sulle dispense riguardanti il matrimonio.

Commendone ha sottolineato che sarebbe stato utile esporre tali dubbi nel momento in cui aveva ricevuto la dispensa, e a mettere da parte gli scrupoli, poiché, una volta ottenuta la dispensa, non c’è più alcun ostacolo che impedisca il matrimonio. Commendone ha insistito quindi sull’importanza del matrimonio, soprattutto per i regnanti, invitando il sovrano a riflettere sulle difficoltà che lui e Ferdinando I hanno dovuto affrontare per ottenere la dispensa.

Commendone ha poi chiesto ragione del fatto che quanti gli insinuano scrupoli sul matrimonio non si preoccupino dei pericoli veri, cioè «che qui si facciano ogni dì conventiculi et prediche d’heretici, che si spezzino i sacramenti della Chiesa et la Chiesa stessa, che si bestemmi la Santissima Trinità, che si conculci il Santissimo corpo di Nostro Signore com’è occorso a Lublino», invocando per costoro i supplizi eterni.

Il sovrano ha approvato i rilievi di Commendone e si è detto costernato da quanto accade nel Regno. Qualora non sia possibile separarsi dalla moglie, chiede almeno di non essere obbligato a vivere insieme a lei perché preferirebbe perdere il Regno piuttosto che farlo. Ha invitato Commendone a discuterne ancora, e ha auspicato di poterne trattare anche con Hosius, del quale apprezza la grande dottrina. Ha infine chiesto chi siano gli inviati che giungeranno per conto dell’imperatore, sapendo quasi per certo che erano stati mandati per «la causa della regina». Commendone gli ha rammentato l’importanza della legazione «per cagione della grandezza di casa d’Austria».

 «Cifra»

Se i vescovi procedessero «sinceramente» si riuscirebbe a «tenere indietro» il divorzio; alcuni prelati però, per loro interesse, «mostrano hora di contraddire». Hosius ha visto «la mano dell’arcivescovo» nell’istruzione data agli inviati polacchi a Vienna, che è stata tradotta in latino da Filip Padniewski, vescovo di Cracovia. Il re ha riferito a Commendone che il «parto supposito» della regina è stata la ragione principale per cui ha deciso di separarsi da lei; gli ha inoltre garantito che impedirà la convocazione del «conciliabulo che gli heretici dissegnavan di far qui in Petricovia».

Note libere

Testo cifrato reso in chiaro dal copista cinquecentesco.

Luoghi rilevanti
Lublino