MssCol 603/Lettera 101

Sottounità / Unità archivistica
NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro quarto
Regesto veloce

Commendone riferisce il suo scambio con il sovrano a proposito delle usurpazioni dei beni degli episcopati dopo la morte dei loro vescovi; aggiorna inoltre sulla guerra tra Massimiliano II e Giovanni Sigismondo Szapolyai sulla questione del divorzio del re e sulla notizia, rivelatasi falsa, della morte di Federico II, re di Danimarca e Norvegia.

Numero documento
101
Estensione materiale
cc. 35r-37r
Destinatario
Borromeo, Carlo
Luogo di redazione
Petricovia
Luogo di ricezione
Roma
Data di redazione
6 marzo 1565
Edizioni del documento

Pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, II, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1851, pp. 92-96.

Regesto approfondito

Commendone ha riferito a Sigismondo II Augusto le lamentele dei canonici di Leopoli per il «danno che patiscono i beni di quel’arcivescovo dai parenti del’arcivescovo morto» [Paweł Tarło], stante l’«abuso in questo Regno che qualunque volta more un vescovo i parenti suoi entrano nel possesso de’ beni et li tengono et usano fin che il corpo del morto sia sepolto; però talvolta si differisce la sepoltura quattro et sei mesi con grandissimo danno di quei beni, esposti all’autorità di coloro che se ne vorrebbono portar le case et i terreni, non che i mobili et le entrate». Commendone ha sollecitato un intervento del sovrano per evitare che – come è già accaduto – «i beni delle chiese sieno preda d’heretici parenti del vescovo morto». Il re ha obiettato che sono talvolta i canonici stessi ad appropriarsi di quei beni senza renderne conto al successore e ha chiesto a sua volta a Commendone di provvedere affinché nelle diocesi del Regno si nomini, come già fatto per Gnesna, un «oeconomo perpetuo» che vegli sulla gestione dei beni in vita dei prelati e ne assuma l’amministrazione dopo la loro morte.

Il sovrano si è impegnato nuovamente – su sollecitazione di Commendone – a nominare un cattolico alla carica di starosta generale di «Posnania» [Polonia Maggiore]; Stanislao Hosius, vescovo di Varmia, ripeterà l’istanza.

Nonostante abbia saputo che la notizia della morte di Federico II, re di Danimarca e Norvegia è falsa, il re ha deciso di mandare comunque un inviato in Danimarca.

L’esercito di Massimiliano II, dopo aver conquistato «alcuni luoghi del Transilvano [Giovanni Sigismondo Szapolyai]» è diretto a Moncas, castello «sopra il passo che vien di Transylvania in Rossia». Il re polacco ha inviato all’imperatore, «per giustificarsi», la lettera con la quale Szapolyai ha risposto alla sua ammonizione contro la guerra.

Si teme che, giunte le truppe cesaree a Moncas, il «novo vaivoda di Vallacchia» (intendendo Moldavia) tenti di introdursi in Polonia, mentre altri «forusciti vallacchi» hanno eletto un altro voivoda «col favore d’un Petrowski, nobile polono» e raccolgono uomini contro Alexandru IV Lăpușneanu. Questi ha frattanto spedito un suo uomo in Polonia a chiedere le spoglie di Ștefan Tomșa e ne manderà forse un altro per «questi intenti di forusciti». Si attende un inviato di Devlet I Giray con duecento cavalli.

Solimano I il Magnifico ha inviato uomini e mezzi in Crimea e intende liberare dai moscoviti «il passo della palude Meotide [Mare d’Azov]» e la zona tra il Mar Caspio e il Mar Nero. Dopo aver soggiogato «tre horde di tartari» - la maggior parte delle quali obbligate a convertirsi al cristianesimo – Ivan IV infatti ha occupato il Don, il Volga e la città di Astracan e disturba «commercii et traffichi» turchi nella zona.

Il mese scorso l’esercito polacco è entrato in Moscovia, ma non si hanno ulteriori nuove.

Il vescovo di Cinque Chiese Andrea Dudith Sbardellati e il barone Wilhelm von Kurzbach, inviati imperiali al re di Polonia, sono entrati stati accolti «privatamente» a corte.

 «Cifra»

Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, ha riferito a Hosius che il sovrano ha minacciato suo fratello di rovinare l’arcivescovo, tutta la sua famiglia e «l’ordine ecclesiastico» se non si piegherà alla sua volontà di ottenere il divorzio. Secondo l’arcivescovo il matrimonio del sovrano non è proibito de iure divino, ma sulla base dei concili, «contra i quali non si dovrebbe dispensare, il che parrerà una mala forma di parole, massime in questi tempi et in questo Regno che accettò li decreti di Basilea contra papa Eugenio [Eugenio IV]». L’arcivescovo pretende inoltre di accompagnare Hosius nella sua udienza con il re e ha nuovamente cercato di persuaderlo – senza risultato – della necessità di «far hormai qualche concordia con gli eretici», insistendo perché «ragioni con quel suo Fritio» [Andrzej Frycz Modrzewski].

Note libere

Testo cifrato reso in chiaro dal copista cinquecentesco.

Luoghi rilevanti
Gnesna