MssCol 603/Lettera 111

Sottounità / Unità archivistica
NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro quinto
Regesto veloce

Commendone informa sul procedere della missione degli inviati imperiali e sull’ultimo suo scambio con Sigismondo II Augusto riguardo alla questione del matrimonio del re.

Numero documento
111
Estensione materiale
cc. 3r-5r
Destinatario
Borromeo, Carlo
Luogo di redazione
Petricovia
Luogo di ricezione
Roma
Data di redazione
28 marzo 1565
Edizioni del documento

Pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, II, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1851, pp. 125-129.

Regesto approfondito

Domenica scorsa Sigismondo II Augusto ha chiesto il parere dei senatori «maggiori» sul documento consegnatogli da Andrea Dudith Sbardellati, vescovo di Cinque Chiese, e il barone Wilhelm von Kurzbach, inviati imperiali al re di Polonia. Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, e Filip Padniewski, vescovo di Cracovia, hanno chiesto più tempo per decidere, mentre gli altri hanno insistito «che si dessero allora i voti», in quanto non era opportuno far attendere oltre i rappresentanti di Massimiliano II. Non è stata presa ancora alcuna decisione.

Nell’udienza di ieri Commendone ha segnalato al sovrano la causa di un mercante veneziano sposato a una giovane polacca che la famiglia aveva voluto ricondurre nel Regno. Con l’occasione il re gli ha comunicato il «travaglio» provocato in lui dal matrimonio con Caterina d’Asburgo. Commendone ha replicato di vedere solo i «travagli» che altri volevano infondere nel suo animo e ha invitato il sovrano a riflettere sui danni che può provocare la mancata coabitazione con la regina e a conformarsi al «giuditio della chiesa […], liberandosi da scrupoli falsi et falsi consiglieri».

Il re ha ammesso che gli scrupoli gli erano stati insinuati dai vescovi a Varsavia, confessando di non sapere a questo punto come procedere e se ritrattare.

Commendone lo ha rassicurato, affermando che il sovrano non si era esposto così tanto da non poter tornare indietro, e che solo i nunzi della nobiltà avevano espressamente richiesto la coabitazione. Una volta dichiarata l’infondatezza degli scrupoli che lo avevano dominato, la decisione di tornare sui suoi passi gli avrebbe guadagnato «laude da tutto il mondo et gratia dal signor Dio». Il sovrano ha quindi comunicato che andrà presto in Lituania per la guerra.

Il re sembra avere intenzione di non rispondere formalmente agli inviati imperiali, ma di temporeggiare con il pretesto della sua andata al campo. Commendone gli ha fatto presente che gli inviati cesarei chiederanno di formulare una risposta al suo ritorno dalla Lituania, presumibilmente non così lontano. Dopo una serie di ragionamenti, Sigismondo sembra orientato a dichiarare che riprenderà la regina a corte, ma «senza conversare con lei».

Ciò dimostra come il sovrano sarebbe «trattabile principe», se assistito da migliori consiglieri. Commendone non è tuttavia riuscito a convincerlo a passare, nel viaggio verso la Lituania, per Radomia, dove si trova al momento la regina, e prega di preservare il re da coloro «qui acuerunt linguas suas sicut serpentes» (Salmo 140, 4).

Luoghi rilevanti
Varsavia