MssCol 603/Lettera 120
- Sottounità / Unità archivistica
- NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro quinto
- Regesto veloce
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Commendone informa sulla citazione per eresia promossa da Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, nei confronti di alcuni nunzi eretici e sulle conseguenze di tale gesto
- Tipologia
- it lettera in registro copialettere
- Numero documento
- 120
- Estensione materiale
- cc. 15v-16v
- Mittente
- Commendone, Giovanni Francesco
- Destinatario
- Borromeo, Carlo
- Luogo di redazione
- Petricovia
- Luogo di ricezione
- Roma
- Data di redazione
- 5 aprile 1565
- Edizioni del documento
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Pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, II, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1851, pp. 149-150.
- Regesto approfondito
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Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, senza avvertire Commendone, ha dato ordine «che si citassero inanzi a sé l’Ostrorog [Jakob Ostroróg] et altri principali nuncii heretici come accusati de crimine haeresis». Sigismondo II Augusto ha pregato Stanislao Hosius, vescovo di Varmia, di persuadere l’arcivescovo «a non voler accender sì gran fuoco», almeno fino a quando tutti i nunzi saranno a Petricovia, e di consultarsi con i vescovi, prima di aprire «una contesa di tanta importanza». Hosius ha scoperto che le citazioni erano già state inviate, ma è stato rintracciato il notaio che avrebbe dovuto prima di eseguirle, «onde non se ne fece altro».
I nunzi della nobiltà hanno saputo tutto: si preparano quindi a nuove mosse contro il clero e tentano di aizzare la nobiltà a «volersi levar il giogo dal collo et liberarsi una volta affatto della tyrannide di questi vescovi». Alcuni «più furiosi nuncii» hanno detto pubblicamente «che non si potrà mai ben pacificare questo Regno sin che non si taglino le teste de’ preti». Frattanto l’arcivescovo resta sull’idea «di citar costoro inanzi il fin della Dieta».
Il vicecancelliere Piotr Myszkowski ha invitato nuovamente Commendone e Hosius, in nome del re, a non lasciare Petricovia e ha assicurato che il sovrano intende porre fine a tali disordini non appena gli sarà indicato un modo per farlo.
Commendone ha scarse speranze, ma lascia ai prelati discutere «della forma di rimedii». L’arcivescovo avrebbe già tre proposte e i vescovi intendono vagliarle attentamente: in particolare Filip Padniewski, vescovo di Cracovia, ha chiesto a Commendone che non si tratti «circa il sanar questo decreto» a sua insaputa. L’arcivescovo invece è restio a discuterne pubblicamente con i vescovi, nel timore che possano esserne informati i nunzi della nobiltà. «Allega il re, come intendo, per iscusa di questo suo decreto che in Germania ancora la giurisditione spirituale non s’essercita contra gli heretici et che gli vescovi di Polonia già più anni voluntariamente hanno lasciato d’essercitarla».
Adam Konarski, vescovo di Posnania, ha voluto riferire a Commendone, per conto del re, quanto già aveva saputo dal vicecancelliere. Gli ha fatto capire che si attendono dal sovrano «fatti e non parole».