MssCol 603/Lettera 130
- Sottounità / Unità archivistica
- NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro quinto
- Regesto veloce
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Commendone aggiorna sugli esiti della risposta data ai rappresentanti imperiali. Riferisce inoltre sulle trame di Mikołaj Radziwiłł, palatino di Vilna, e sui tentativi di alcuni nunzi della nobiltà di Polonia maggiore e della città di Danzica di dar corso alla requisizione dei beni dei monasteri.
- Tipologia
- it lettera in registro copialettere
- Numero documento
- 130
- Estensione materiale
- cc. 27r-28r
- Mittente
- Commendone, Giovanni Francesco
- Destinatario
- Borromeo, Carlo
- Luogo di redazione
- Petricovia
- Luogo di ricezione
- Roma
- Data di redazione
- 1 maggio 1565
- Edizioni del documento
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Pubblicata in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, II, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1851, pp.172-173 (in traduzione polacca); «summarium» in Elementa ad fontium editiones, 59/II: Documenta ex Archivo Cardinalis Ioannis Morone ad Poloniam spectantia quae in Archivo Secreto et in Bibliotheca Vaticana asservantur (1539–1579), ed. C. Lanckorońska, Romae, 1984, p. 27.
- Regesto approfondito
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Stante la situazione in Lituania, non sarà possibile stabilire il collegio dei gesuiti a Vilna prima dell’arrivo di Sigismondo II Augusto.
«Cifra»
Il tenore della risposta consegnata ieri ad Andrea Dudith Sbardellati, vescovo di Cinque Chiese, e al barone Wilhelm von Kurzbach, rappresentanti cesarei al re di Polonia, è stato quello anticipato da Commendone nella lettera del 17 aprile e i rappresentanti imperiali, che ne hanno dato notizia a Massimiliano II, se ne mostrano scontenti. Commendone continua a trattarne con cautela con questi ultimi e con il re «per incamminar le cose a buon fine», ora che Sigismondo II Augusto ha abbandonato l’idea del divorzio. L’imperatore ha scritto a Commendone mostrandosi soddisfatto del suo operato e della «buona mente» di Pio IV in «questo negozio».
Mikołaj Radziwiłł, palatino di Vilna, è entrato armato in città e ha occupato il «castello del re» [castello dei granduchi]. E «va tuttavia facendo congiure sotto pretesto di voler diffender la libertà della Lythuania et non lasciar che con questa unione la si sottometta alla Polonia». Il re intanto dissimula e cerca di partire al più presto alla volta della Lituania. Il palatino era legato al casato di Tarnovia e a Filip Padniewski, vescovo di Cracovia, ma ora i conti di Tarnovia si sono allontanati da lui.
Dalla Polonia minore sono tornati qui alcuni nunzi della nobiltà per chiedere che la contribuzione non abbia corso e che il re si appropri dei beni dei monasteri. Contemporaneamente la città di Danzica ha inviato un suo rappresentante per offrire al re trentamila e poi quarantamila fiorini in cambio dei beni della certosa di S. Maria. Il re ha rifiutato, dichiarando di essere disposto a impegnare piuttosto i beni della Corona. Frattanto sono già state intimate le Dietine nei palatinati ostili tanto alla contribuzione che a impegnare i beni della Corona.
Sebbene debba recarsi dal cardinale Hosius, Commendone attenderà finché non sarà chiaro l’andamento del «negozio della contributione et della facultà d’impegnare» e cercherà di rimediare a eventuali novità che nascessero dall’estrema necessità di denaro del sovrano.
- Note libere
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Testo cifrato reso in chiaro dal copista cinquecentesco.
- Personaggi rilevanti
- Dudith Sbardellati, Andrea
- Kurzbach (von), Wilhelm
- Massimiliano II d’Asburgo
- Padniewski, Filip
- Radziwiłł, Mikołaj
- Sigismondo II Augusto Jagellone
- Luoghi rilevanti
- Vilna