MssCol 603/Lettera 143

Sottounità / Unità archivistica
NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro sesto
Regesto veloce

Commendone informa sullo scambio avuto con Sigismondo II Augusto a proposito della guerra in Ungheria e delle sue conseguenze. Il re ha deciso che acconsentirà a lasciar partire la regina qualora l’imperatore lo desideri.

Numero documento
143
Estensione materiale
cc. 3v-7r
Destinatario
Borromeo, Carlo
Luogo di redazione
Suleova
Luogo di ricezione
Roma
Data di redazione
10 giugno 1565
Edizioni del documento

Pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, II, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1851, pp. 211-217.

Regesto approfondito

Sigismondo II Augusto partirà domani per la Lituania, dove resterà almeno fino a febbraio. Ieri Commendone si è licenziato da lui, dato che probabilmente riceverà l’ordine di tornare in Italia durante l’assenza del sovrano. Gli ha raccomandato perciò «le cose della religione» in Polonia, al che il re si è detto certo che, anche da lontano, Commendone avrebbe avuto «particolar pensiero delle cose di questo Regno». Si è quindi nuovamente impegnato, una volta posta fine alla guerra, ed eseguite l’unione con la Lituania e la restituzione dei beni regi, a «stabilire la religione catholica seguendo […] l’essempio de’ […] suoi maggiori». Il re ha poi narrato i particolari della morte di Mikołaj Radziwiłł, «quasi inferendomi l’impedimento che hora li era tolto dinanzi per la [sua] morte». Radziwill, malato di gotta, aveva deciso, contro il parere dei medici, di cospargersi di mercurio per lenire i dolori e aveva perso orribilmente la vita nell’arco di qualche giorno. «Bestemmiò in vita come Arrio il figliolo di Dio et ne ha havuto da lui il castigo con non dissimile genere di morte».

Tra i cinque aspiranti allo starostato generale di Polonia Maggiore, tutti cattolici, ce n’è uno che Commendone ritiene più pericoloso di qualsiasi eretico «per la qualità dell’ingegno et costumi suoi». Il re si è impegnato a conferire il capitanato a uno degli altri quattro, tra i quali sceglierà anche lo starosta di Calissia, nel caso tale territorio venga scorporato dalla Polonia maggiore.

Commendone ha inoltre raccomandato al sovrano il palatinato di Mariemburg, pure vacante per morte «d’un grandissimo heretico». Il sovrano ha ristretto la scelta a due persone, entrambe approvate da Commendone e da Stanislao Hosius, vescovo di Varmia.

Giovedì notte un messo di Giovanni II Szapolyai ha riferito le difficoltà a continuare le trattative di pace con Massimiliano II, dopo l’irruzione di gran numero di turchi in Ungheria. Szapolyai aveva offerto all’imperatore l’intera Transilvania in cambio di una «honesta ricompensa» ma la proposta è stata rifiutata e si dice ora costretto a «lasciarsi in tutto guidar et diffender da turchi». Commendone ha fatto presente al re che, avendo l’imperatore già approvato altre condizioni per la trattativa, proporre ora «novi partiti» dà l’impressione che si abbiano altri scopi, e che il voivoda andrà invitato a pesare le conseguenze della sua scelta. Commendone ne ha poi discusso anche con Piotr Myszkowski, vicecancelliere di Polonia, il quale farà a sua volta «officio» con il sovrano.

L’altro ieri Commendone ha lasciato Petricovia e ha sostato, nel giorno della Pentecoste [10 giugno], in un monastero. Proseguirà quindi il suo viaggio verso la Prussia.

 «Foglio a parte»

Su sollecitazione di Commendone, il re ha nominato Pietro Barzi inviato polacco in Spagna per la questione dei beni di Bona Sforza, promettendo inoltre di affidargli il primo starostato vacante. Sarà bene che, nella risposta alla presente lettera, venga mostrato apprezzamento per la nomina, che Commendone comunicherà al sovrano.

Commendone chiede ancora l’invio di denaro per pagare i debiti contratti durante la Dieta.

 «Cifra»

Secondo quanto riferito dal messo giunto dalla Transilvania, la guerra tra l’imperatore e Solimano I è già rotta; Giovanni II Szapolyai è pronto a cedere tutto il paese in cambio di una ricompensa e si giustifica con l’impossibilità di ricacciare i turchi, già entrati in gran numero in Ungheria.

La notizia ha ridestato nel sovrano l’intenzione di allontanare Caterina d’Asburgo: ha infatti comunicato ad Andrea Dudith Sbardellati, vescovo di Cinque Chiese, che, malgrado la risposta già data, sarebbe ora dell’idea di lasciar partire la regina per compiacere l’imperatore e che consegnerà una scrittura in merito. Nell’udienza in cui il re gli ha riferito le nuove dalla Transilvania, Commendone è tornato ad affrontare la questione della regina, cercando di persuadere il sovrano che l’imperatore accetterà le condizioni richieste e che ha senz’altro intenzione di pacificarsi con il sultano, citando anche notizie da Venezia secondo cui il sultano «con questa sua armata di mare, havea rivolti altrove i suoi dissegni». Il re ha alla fine deliberato di comunicare agli inviati imperiali che, sebbene non acconsenta alla partenza della regina, è disponibile a lasciarla partire qualora l’imperatore lo desideri, rimettendosi, di fatto, alla volontà di Massimiliano. Se la guerra continuerà non ci saranno esequie solenni e cadrà il motivo per il quale si era chiesta la partenza della regina.

Note libere

Testo cifrato reso in chiaro dal copista cinquecentesco.

Luoghi rilevanti
Vienna