MssCol 603/Lettera 148
- Sottounità / Unità archivistica
- NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro sesto
- Regesto veloce
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Commendone comunica la decisione di Caterina d’Asburgo di non lasciare la Polonia ed esprime apprezzamento per l’operato di Andreas Dudith, inviato imperiale a Sigismondo II Augusto.
- Tipologia
- it lettera in registro copialettere
- Numero documento
- 148
- Estensione materiale
- cc. 19v-22r
- Mittente
- Commendone, Giovanni Francesco
- Destinatario
- Borromeo, Carlo
- Luogo di redazione
- Varsavia
- Luogo di ricezione
- Roma
- Data di redazione
- 18 giugno 1565
- Edizioni del documento
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Pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, II, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1851, pp. 241-244.
- Regesto approfondito
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Dopo aver lasciato Schino, Commendone ha raggiunto a Radomia Caterina d’Asburgo, contrariata del fatto che sia stato messo in campo, anche pubblicamente, lo scioglimento del suo matrimonio con Sigismondo II Augusto. Commendone l’ha consolata riferendole quanto trattato a Petricovia e la soluzione data al «negotio». La regina ha detto tra le lacrime di esser pronta a qualunque patimento pur di non essere causa di discordia tra Massimiliano II e il re di Polonia, dato che il suo matrimonio era avvenuto, con dispensa della Sede Apostolica, proprio per mantenere l’unione tra le due casate.
Commendone ha cercato di «dispor l’animo» della regina a non chiedere nuovamente all’imperatore licenza di lasciare la Polonia. Quando, il giorno dopo, sono giunti Andrea Dudith Sbardellati, vescovo di Cinque Chiese, e il barone Wilhelm von Kurzbach, inviati imperiali, Caterina non ha dato loro alcuna commissione.
Su sollecitazione degli inviati imperiali, Commendone è tornato a Varsavia per fare nuovamente istanza al re di concedere alla regina provvigioni su entrate certe, da riscuotere puntualmente come altre volte richiesto senza risultati. Il re le ha quindi assegnato una rendita «sopra le gabelle di Cracovia et di Posnania», con ordine di pagarla.
Dopo la morte di Gabriel Tarło, «maggiordomo di essa regina», il barone Kurzbach, eretico, ha proposto come successori il nipote del precedente maggiordomo ed altri candidati, tutti eretici. Tanto Dudith che Commendone sono intervenuti presso il re affinché venga nominato un cattolico. Il re ha quindi deciso di affidare la scelta del nuovo maggiordomo a Commendone, che ha proposto «un fratello del vescovo di Presmilia [Walenty Herburt], persona di gran casa, di dignità et sopra tutto buon catholico», subito convocato a corte. È stato così sventato il rischio che un maggiordomo eretico corrompa la regina, la sua corte e «la terra stessa dove abita Sua Maestà, la quale è molto catholica».
Nel trattare l’affare della regina Dudith ha mostrato particolare prudenza e zelo per la fede cattolica. Avendo appreso che non ha ancora ottenuto da Roma la conferma della sua nomina da parte dell’imperatore a vescovo di Cinque Chiese [Pécs]. Commendone, pur non conoscendo le ragioni della dilazione, auspica che possa essere confermato al più presto e sottolinea il pericolo di lasciare che, in «questi tempi et in questi paesi, alcuno si resti vescovo senza haver la confirmatione, overo senza esserne privato affatto». Nel caso si abbiano, a Roma, riserve su Dudith, Commendone riterrebbe opportuno dargli la possibilità di giustificarsi, come del resto egli stesso ha chiesto.