MssCol 603/Lettera 159

Sottounità / Unità archivistica
NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro sesto
Regesto veloce

Commendone supplica il re di fermare le profanazioni di chiese, gli raccomanda la nomina di un cattolico al capitanato di Polonia maggiore e lo mette in guardia dall’ammettere a corte Francesco Lismanini.

Numero documento
159
Estensione materiale
cc. 33r-35r
Luogo di redazione
Heilsperg
Luogo di ricezione
Roma
Data di redazione
7 agosto 1565
Edizioni del documento

Pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, II, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1851, pp. 265-269 con data 2 agosto 1565.

Regesto approfondito

Commendone ricorda che, durante la sua nunziatura, si è sempre impegnato per il bene della Polonia, assicura Sigismondo II Augusto che conserverà sollecitudine e benevolenza nei suoi confronti, anche dopo il rientro in Italia, e richiama il debito che il re avrà da render a Dio «di sì gran Regno et di tante provincie commesse al suo governo, hora massimamente che, havendo alcuni già pochi anni impedita la giurisditione ecclesiastica, hanno posto la Maestà in un molto più grave obligho reddendi rationem anco de lo spirituale, che non appartiene a lei».

Commendone lo aveva già avvisato, in vista della partenza per la Lituania, dei pericoli incombenti di «profanationi et spogli di chiese», nel tanto ardire acquistato negli anni passati dagli eretici, che allontanano i sacerdoti con la violenza o li costringono ad andarsene perché privati delle decime e del vitto. Ora il re ha appena lasciato la Polonia e già dalla Pomerania e dalla Polonia Maggiore giungono le lamentele di sacerdoti, «cacciati de le loro cure» e, in «estremo bisogno» perché il sovrano ha «sospeso et differito tutti i giuditii» e nessuno può recuperare il suo.

Il re aveva disposto, oltre al mandato penale già inviato a Chentino, l’emanazione di un decreto, che però non si è visto. Si aggiungono a ciò il rinvio della nomina di un cattolico al capitanato della Polonia Maggiore e le voci che s’intenda dividere il capitanato in due, «onde la gratia di Vostra Maestà et il beneficio suo stesso et della Chiesa resta grandemente diminuito». Commendone solleciterà il papa a sostenere la causa intorno ai beni di Bona Sforza come «sua propria», ma occorre che il sovrano si decida a «mostrar fatti per haver fatti» su tutte le questioni aperte.

 «Poscritta»

Da Regiomonte è giunta notizia che Francesco Lismanini si è presentato al re, sicché Commendone e Stanislao Hosius, vescovo di Varmia, hanno sollecitato Piotr Myszkowski, vicecancelliere di Polonia a fare in modo che gli sia vietato l’accesso a corte, per non dare «animo alli trinitarii». Commendone rinnova ora l’istanza al sovrano, per togliere «occasioni a chi cerca d’interpretare sinistramente questi tali colloquii d’apostati con la Maestà Vostra».

Note libere

nota a margine della «poscritta» segnala che la «risposta del re», datata Grodno, 1° settembre 1565 (in latino), è trascritta nello stesso registro sesto, alle cc. 44r-45r.