MssCol 603/Lettera 173

Sottounità / Unità archivistica
NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro settimo
Regesto veloce

Commendone dà conto del lungo colloquio avuto, insieme a Stanislao Hosius, vescovo di Varmia, con Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, a proposito del rinvio del sinodo provinciale.

Numero documento
173
Estensione materiale
cc. 3r-7v
Destinatario
Altemps, Marco Sittico
Luogo di redazione
Uniow
Luogo di ricezione
Roma
Data di redazione
18 ottobre 1565
Edizioni del documento

Pubblicata in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, II, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1851, pp. 304-313 (in traduzione polacca); «summarium» in Elementa ad fontium editiones, 59/II: Documenta ex Archivo Cardinalis Ioannis Morone ad Poloniam spectantia quae in Archivo Secreto et in Bibliotheca Vaticana asservantur (1539–1579), ed. C. Lanckorońska, Romae, 1984, p. 41 e in Urkunden und Aktenstücken zur Geschichte der in der heutigen Provinz Posen vereinigten ehemals polnischen Landesteile, hrsg. v. H. Ehrenberg, Leipzig, Verlag von Veit & comp., 1892, p. 177.

Regesto approfondito

Sebbene la maggior parte dei vescovi lo avesse esortato a rassegnarsi al rinvio del sinodo provinciale, Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, voleva recarsi ugualmente a Petricovia. Arrivati a Lovitz, Commendone e Stanislao Hosius, vescovo di Varmia, hanno quindi cercato di persuaderlo a non partire. Commendone, in particolare, ha insistito sulla «gran perdita di reputazione» che deriverebbe all’arcivescovo tanto dall’andare e tornare da Petricovia «senza farvi altro», che dal tenere il sinodo senza la presenza dei vescovi, i quali poi non accetterebbero atti e decreti, con la «prontissima scusa di haver voluto consentire alla richiesta del re».

L’arcivescovo ha opposto che si recherà a Petricovia solo per rinviare il sinodo provinciale, al che Commendone e Hosius hanno obiettato che avrebbe potuto differirlo da Lovitz e che – qualora fossero arrivati a Petricovia alcuni vescovi – il sinodo sarebbe stato sospeso e non rinviato. Commendone ha sottolineato la necessità, per la riuscita del sinodo, della partecipazione di un gran numero di vescovi e si è detto disposto a intervenire in questo senso presso i «vescovi principali». Ha suggerito inoltre di inviare al sovrano una lettera sottoscritta dei due cardinali e dall’arcivescovo in cui sia chiaramente espressa la natura del concilio e si assicuri Sigismondo II Augusto che si tratterà di «una synodo legitima di vescovi et prelati», che non darà luogo a tumulti non approverà «novità». Se si potrà così celebrare il sinodo entro un mese, con il consenso del re, Commendone non mancherà di trattenersi in Polonia per il tempo necessario.

Dopo ulteriori obiezioni dell’arcivescovo, questi ha deciso che intimerà il sinodo provinciale dopo la Dieta, ormai imminente; Commendone, Hosius e l’arcivescovo indirizzeranno al sovrano una lettera del tenore di quella allegata. L’altro ieri Commendone e Hosius hanno infine lasciato Lovitz; Hosius ieri si è diretto in Prussia. Entrambi sollecitano un pronto invio del nuovo nunzio, che sperano sia già partito, data la convocazione anticipata della Dieta.  Se tanto il nuovo nunzio che Commendone percorreranno la via «di Trento e Inspruch» potranno incontrarsi per uno scambio di informazioni sulle questioni aperte.

Il re afferma di aver accettato la tregua con Ivan IV «con inique conditioni per imitare la pia intentione di re Henrico di Francia [Enrico II] et solo per attendere a dar assetto alli cose della Chiesa et stabilire la religione catholica in questo Regno». 

La partenza della regina è ancora sospesa e Andrea Dudith Sbardellati, vescovo di Cinque Chiese e inviato imperiale al re, resta in Polonia in attesa della risoluzione del sovrano.

«Poscritta»

Giovedì, mentre si ragionava a tavola sul rinvio del sinodo e sui vescovi, Hosius ha detto così: «Io per me credo che sia stata un’altra cagione più efficace di far differire la synodo et, dimandandogliela, l’arcivescovo disse: per [perché] era intimata per il giorno di San Callisto papa [Callisto II], contra i decreti del quale de celibatu sacerdotorum chi cercava d’introdur qualche novità in questo Regno, et soggiunse subito et in Calisto est etiam calix. L’arcivescovo arrossì alquanto et tutti tacquero».

 «Cifra»

L’incontro a tre «ha scoperto assai più chiari» i piani dell’arcivescovo, che – ormai certo di convocare il sinodo e di poterlo condurre a suo modo – si è esposto più del solito, come Commendone avrà modo di riferire di persona. L’arcivescovo si vede ora abbandonato dal sovrano e in scarsa autorità presso i vescovi, sicché si mostra pio e moltiplica le promesse, alle quali Hosius e Commendone danno mostra di credere.

Mentre erano riuniti, l’arcivescovo ha ricevuto una lettera da Filip Padniewski, vescovo di Cracovia, e ne ha letto incautamente un passo in cui Padniewski riferisce quanto appreso sulla sua intenzione di dichiarare nel sinodo provinciale «di qual fede egli fosse et non star più in questa religione di Latroni, così chiamata la religione nostra catholica». Si è quindi lamentato di quelle che ha definito calunnie e del vescovo di Cracovia.

Quanto ai tentativi d’introdurre nel sinodo articoli ambigui, Commendone era riuscito a evitare che nei sinodi e nei capitoli delle diocesi si desse commissione di trattarne. Questi è stato quindi obbligato a proporli durante il sinodo di Gnesna agli ecclesiastici della sua diocesi, ma ha poi attribuito la responsabilità a questi ultimi, che invece si sono opposti. La visita di Commendone e Hosius a Lovitz ha perciò evitato «che qui non andasse ogni cosa sottosopra».

Mentre si congedavano, l’arcivescovo ha chiesto se, in mancanza del sinodo provinciale, i decreti del concilio di Trento abbiano «forza o no», al che Commendone ha replicato «che hanno per se stessi forza in tutte le province christiane» e tanto più nel Regno, dato che il re ha accettato di introdurli durante la Dieta di Parzow, e che in caso di difficoltà nell’esecuzione dovrà rivolgersi al papa.

Hosius ha appreso che s’intende rimettere dall’Inquisizione al suo foro la causa contro Kaspar Geschkaw, abate di Oliwa, legatissimo all’arcivescovo, e spera che ciò non avvenga. Commendone è della stessa opinione, in quanto né il cardinale né il nuovo nunzio dovrebbero ingerirsi in una causa che l’arcivescovo considera come propria.  Si cerca infatti di far attribuire l’amministrazione di quella parte del vescovato «pomesamiense, che è sotto il re». Sarà quindi opportuno temporeggiare in questa causa.

Segue trascrizione della lettera al re sottoscritta congiuntamente da Commendone, da Hosius e dall’arcivescovo, Lovitz 12 ottobre 1565 (in latino).

Note libere

Testo cifrato reso in chiaro dal copista cinquecentesco. Allegato annunciato non trascritto.