b. 62-I / Lettera 38

Regesto veloce

Graziani riferisce le discussioni sui documenti da sottoporre all’approvazione del re; dà notizia del suo incontro con Jean de Monluc, l’abate Guy de Saint Gelais, signore di Lansac e Gilles de Noailles, abate d’Isle, inviati francesi in Polonia.

Numero documento
38
Estensione materiale
12 pp.
Luogo di redazione
Varsavia
Data di redazione
14 maggio 1573
Edizioni del documento

pubblicata parzialmente in Uchańsciana czly zbiór dokumentów wyjaśniających życie i działność Jakuba Uchańskiego, ed. T. Wierzbowski, Warszawa, J. Berger, 1884-1892, IV, pp. 88-89.

Regesto approfondito

Jan Firlej, palatino di Cracovia, continua a disertare il Senato insieme ai suoi. Chiede che l’elezione regia sia annullata e che la Confederazione di Varsavia, il giuramento del sovrano e gli altri articoli siano sottoscritti sia dai secolari che dagli ecclesiastici.

Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, ha dichiarato che non sottoscriverà mai la Confederazione e che approverà gli articoli solo quando da questi sarà espunto ogni riferimento alla prima. Quanto al giuramento del re, lo approverà una volta rimosso il richiamo ai «dissidentes de religione». In caso contrario, farà formale protesta contro questi documenti insieme ai vescovi e ne proporrà una nuova versione, da sottoporre al Senato e al sovrano. Uchański minaccia di non incoronare Enrico di Valois qualora questi assenta alla Confederazione di Varsavia; in ogni caso ritiene necessario che il testo del giuramento venga approvato da tutti gli ordini. Ha peraltro ribadito che non è più possibile annullare l’elezione perché egli stesso ne ha formalmente annunciato l’esito.

«Con questa protestazione – sottolinea Graziani – ci ha veramente assicurato che la Confederatione non habbia più da potere essere accettato per atto pubblico».

Uchański ha ringraziato Graziani per la lettera inviatagli in proposito da Commendone, e lo ha informato di aver ricevuto il breve di Gregorio XIII. 

Durante il discorso dell’arcivescovo, gli eretici hanno insinuato trattarsi del frutto delle ingerenze di «quel Capel Rosso» [Commendone], e si sono da se stessi rimproverati per avergli permesso di rimanere nel Regno. Alcuni hanno accusato i vescovi di parlare con le parole di Commendone.

Dopo alcune discussioni, si è deciso di convocare in Senato l’«ambasciator di Francia» [probabilmente il vescovo Jean de Monluc] per discutere le condizioni dell’elezione. Non si conoscono peraltro ancora i luoghi dove domani si riunirà il Senato. Questo era stato inizialmente convocato nel castello di Varsavia, ma Jan Firlej ha insistito affinché si svolga «al Padiglione», dichiarando che altrimenti non vi parteciperà; accettare la proposta di Firlej permetterebbe – a giudizio di Graziani – di acquietare il palatino.

Graziani ha incontrato singolarmente gli inviati francesi, scoprendo che «il secretario di Sandomiria» [probabilmente Konrad Krupka Przeclawski] alloggia con Lansac e che quindi non è in Francia.

Nell’incontro con Graziani, Monluc si è detto preoccupato della «separatione» del palatino di Cracovia, e ha chiesto che Commendone ne scriva al papa e intervenga affinché Massimiliano II non sfrutti la situazione per invalidare l’elezione. Dopo che Graziani lo ha rassicurato riguardo al sostegno del pontefice, Monluc ha sottolineato come, a differenza degli imperiali,

«conoscendo questo essere Stato populare», aveva messo in atto quanto necessario per «guadagnare la multitudine, così col mandare attorno molti scrittarelli, come nell’oratione sua, la quale è stata tutta proportionata a pigliare la multitudine». Il vescovo attribuisce la maggior parte del merito dell’elezione a quest’orazione, «mostrando che il populo ha fatto il re non i grandi, dei quali dice haver sempre tenuto poco conto et non haver mai voluto dirizzar il negotio suo con loro perché sapeva ch’erano mossi da interesse, et che potevano mutarsi». Monluc lascerà il Regno a breve; si è scusato per non aver ancora fatto visita a Commendone e ha richiamato l’operato del nunzio pontificio in Polonia Vincenzo Dal Portico contro Enrico di Valois. Graziani ha assicurato che le azioni del nunzio non rispecchiano la volontà del papa né quella di Commendone.

Lansac lo ha invece informato sul percorso che intraprenderà Monluc e gli ha riferito che Jan Kostka, castellano di Danzica, gli ha procurato centomila fiorini per difendere il confine con la Russia fino all’arrivo del nuovo sovrano nel Regno. Lansac invierà a Commendone un suo segretario.

Secondo quanto riferito a Graziani da Piotr Myszkowski, vescovo di Plozca, i francesi vorrebbero che il duca di Valois sposasse la figlia di Augusto I, duca di Sassonia, allo scopo di garantirgli il passaggio attraverso la Germania. Graziani ritiene che questo sia «piuttosto disegno degli eretici che dei francesi», i quali sono convinti che Enrico giungerà in Polonia via mare. Piotr Myszkowski è contrario alla Confederazione e agli «articuli che stringono troppo il re» e ha biasimato i senatori – tra questi Jan Chodkiewicz, gran maresciallo di Lituania – che, dapprima sostenitori dell’arciduca Ernesto, si sono poi schierati a favore del duca di Valois.

Si dice che domani saranno designati gli inviati da mandare in Francia al nuovo re, tra cui dovrebbero esservi Stanisław Karnkowski, vescovo di Cuiavia, e Olbracht Łaski, palatino di Siradia.

Il primo ha informato Graziani che i vescovi protesteranno contro la Confederazione e si opporranno agli articoli e al testo del giuramento. L’arcivescovo oggi ha reclamato formalmente a nome di tutto il clero contro tali atti.

Sebbene inclinassero per Ernesto, Konstanty Wasyl Ostrogski, palatino di Chiovia, e Jerzy Olelkowicz, duca di Sluzco, si sono detti disponibili ad accettare l’elezione del duca di Valois se approvata dalla maggioranza. Ostrogski ha proposto di inviare suo figlio come ambasciatore in Francia a patto che Enrico sposi Anna Jagellona.

È falsa la notizia della morte di Massimiliano II, così come la voce secondo cui il duca di Valois sarebbe stato ferito durante l’assedio a La Rochelle.

I «catholici» sembrano, secondo Graziani, non temere la Confederazione, convinti come sono che, quando il nuovo re arriverà in Polonia, il documento non avrà più effetto essa decadrà e il nuovo sovrano s’impegnerà per estirpare l’eresia dal Regno. Frattanto Piotr Zborowski, palatino di Sandomiria, sta riconsiderando il suo consenso al documento, che afferma di aver approvato solo per favorire l’elezione del duca di Valois.

Lansac auspica che Mikołaj Radziwiłł, palatino di Vilna, «s’abbia da far catholico, perché non si mostra alieno».

Note libere

Lettera autografa, spedita.

Luoghi rilevanti
La Rochelle