Ms. E97 / Lettera 380

Regesto veloce

Tutti gli ambasciatori sono partiti la settimana precedente, Commendone è rimasto per «veder il fin del negotio della confederatione in causa religionis, che fu finalmente reietta». Ora egli può lasciare Varsavia.

«Cifra»

La nuova della pace tra l’imperatore e il sultano è giunta oggi in Senato, preceduta da vari avvisi e da informazioni tratte da lettere intercettate, che si era creduto fossero false.   Commendone ne era a conoscenza da qualche giorno, ma aveva taciuto perché essa avrebbe enormemente danneggiato l’imperatore. La notizia è giunta quando il Senato aveva già dato avvio all’elezione. Sono stati votati Ernesto d’Asburgo, Enrico di Valois, il re di Svezia e un «piastro», ossia un polacco. I vescovi hanno votato compatti per il candidato imperiale, con l’eccezione dell’arcivescovo di Gnesna e del vescovo di Cuiavia che si sono dichiarati sia per l’arciduca Ernesto sia per il Valois. La nobiltà è in maggioranza per il candidato francese, nel Senato molti inclinano per Ernesto d’Asburgo, avendo visto che molti lituani si pronunciano per lui. Commendone si sofferma sulla delicatezza della propria posizione, essendo diviso tra la necessità di difendere la religione e le continue accuse formulate nei suoi confronti sia dagli ambasciatori francesi sia da quelli dell’imperatore. Questi ultimi lo accusano di essere intransigente, ma all’amico Dolfin egli confida di non volersi allontanare mai «dal diritto cammino». C’è persino chi ha affermato, di fronte agli ambasciatori cesarei, che i veneziani come lui sono «per natura» nemici di casa d’Austria, insieme con infinite altre bugie.

Numero documento
380
Estensione materiale
cc. 566v-568r
Destinatario
Dolfin, Giovanni
Luogo di redazione
Varsavia
Data di redazione
4 maggio 1573
Note libere

Data topica assente, ricavata dai ricercatori NSA. Testo cifrato reso in chiaro dal copista cinquecentesco.

Luoghi rilevanti
Roma