MssCol 603/Lettera 16
- Sottounità / Unità archivistica
- NYPL, Ms. Div., MssCol 603, Registro primo
- Regesto veloce
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Commendone informa sulle udienze avute con il re di Polonia riguardo ai decreti di Petricovia, alla carica di cancelliere e agli interessi dei vescovi del Regno. Aggiorna inoltre sullo stato delle trattative per l’unione con la Lituania.
- Tipologia
- it lettera in registro copialettere
- Numero documento
- 16
- Estensione materiale
- cc. 24r-26r
- Mittente
- Commendone, Giovanni Francesco
- Destinatario
- Borromeo, Carlo
- Luogo di redazione
- Varsavia
- Luogo di ricezione
- Roma
- Data di redazione
- 7 febbraio 1564
- Edizioni del documento
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pubblicata, in traduzione polacca, in Pamiętniki o dawnéj Polsce z czasóv Zygmunta Augusta, obejmujące listy Jana Franciszka Commendoni do Karola Borromeusza, coll. J. Albertrandi, I, Wilno, Drukiem Józefa Zawadzkiego, 1847, pp. 52-56.
- Regesto approfondito
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In occasione di un’udienza con Sigismondo II Augusto, Commendone si è congratulato per la vittoria ottenuta contro i russi e ha fatto istanza di revoca o correzione dei decreti di Petricovia, nonché per l’osservanza dell’editto di Varsavia del 1557, chiedendo inoltre che gli uffici pubblici siano affidati a cattolici.
Il sovrano si è detto disposto a venir incontro a tali richieste, ma non prima che si concludano i «negotii» dell’Unione e della restituzione dei beni regi. Ha però deliberato che si discuta, in questa Dieta, dell’esecuzione «di tutte le leggi et statuti antichi di questo regno», dichiarando di conoscere «l’offese che qui per più vie si fanno a Dio». Riguardo agli uffici pubblici, ha precisato che «molti si scuoprivano eretici dopo che havevano conseguite le dignità», ma che, quanto al cancellierato, «usarebbe ogni diligenza per colocarlo in persona catholica».
Sul decreto della Dieta di Petricovia, Sigismondo ha sottolineato che esso non ha «mal senso», ma è stato solo mal interpretato, sebbene molti affermino che il re abbia consentito a «spogliare gli ecclesiastici della giurisdittione» per avere aiuti dalla nobiltà. Commendone ha approvato i rilievi del sovrano e lo ha esortato a intervenire affinché i suoi ministri non procedano più in modo pregiudizievole alla giurisdizione ecclesiastica, mostrandosi consapevole della necessità di attendere prima la definizione delle altre questioni. Ha quindi comunicato che avrebbe riferito a Pio IV la promessa del sovrano.
Oggi Commendone ha incontrato i vescovi e li ha esortati ad avanzare le loro proteste contro i decreti di Petricovia al sovrano e a impegnarsi affinché la Dieta non si chiuda senza affrontare la loro «reintegrazione» nella giurisdizione ecclesiastica e gli altri punti relativi alla religione, raccomandando loro di non rinviare il tutto a un’altra Dieta.
Commendone ha ringraziato il sovrano del suo impegno per l’elezione del cancelliere sottolineando nuovamente quanto sia importante che «il sigillo non caschi in mano d’heretici o di neutrali». «Appresso ragionai con Sua Maestà […] del danno che portano la dilatione et la speranza d’accordi nele cose della religione. Dissi come gli colloqui degl’heretici et l’Interim et simili paci et permissioni in Germania et Francia non havevano mai parturito altro che nove sette et licentie di seditioni».
Commendone ha poi nuovamente raccomandato Pietro Barzi, così come gli è stato ordinato dal Borromeo; il sovrano ha fatto presente che una carica è stata già conferita al Barzi, il quale attende l’inizio della quaresima per raggiungere la Dieta.
L’unione della Lituania con la Polonia appare incerta per la diffidenza tra le due parti. I polacchi temono che concedendo ai lituani «facultà di far Dieta fra loro in Lythuania et haver proprio sigillo et proprio marescalcato generale non si lasci loro aperta una via a l’elettione d’un duca et alla separatione». I lituani per contro sospettano che, non potendo contare su tali prerogative, «ogni cosa in Lythuania debba esser di poloni». La vittoria ottenuta ha mitigato i timori che i lituani avevano di uno scontro con Ivan IV. I loro inviati sono ora meno propensi all’unione e chiedono che l’affare sia demandato a un’altra Dieta, perché gli «Stati della Lythuania» non hanno fornito loro l’autorità necessaria per approvare le richieste dei polacchi; questi ultimi, a loro volta, si rifiutano di impegnarsi nella difesa di quella regione se prima non sarà unita alla Polonia. Oggi Sigismondo II Augusto ha convocato gli inviati lituani per trovare una soluzione «o in un modo o in un altro».
Walerian Protaszewicz, vescovo di Vilna, ha riferito che i «ministri heretici di Lythuania si sono congregati in Vilna et fatto un loro synodo nel quale hanno determinato varie cose, et fra l’altre che i fanciulli non si battezzino fin passato il settimo anno, a che il vulgo di loro seguaci havea reclamato assai. Onde di nuovo congregatosi hanno permesso che si battezzino al modo di prima finché in Polonia si dichiari questo loro dogma et se ne faccia un generale decreto per tutti gli stati di questa Maestà». Il vescovo di Vilna si è molto meravigliato di queste parole «non sapendo dove ciò si possa determinar in Polonia».
«Cifra»
«Il re mi disse: questi vescovi vengono in chiesa alla messa et alla predica, ma di alcuni io non so di che fede siano». Commendone si varrà dei dubbi espressigli per opporsi al concilio nazionale, al quale peraltro Sigismondo inclina: ritiene infatti che debbano essere gli stessi vescovi polacchi, che sono nati in Polonia e conoscono questi popoli, a trovare un modo per risolvere i problemi religiosi nel paese. Commendone ha di nuovo ricordato al re i «colloqui di Germania». «Stava anco il re in un forte dicendo di voler far tutto quello che può purché non si venisse all’armi, le quali armi mostra di temer troppo. Io cercai di cavarmelo mostrandoli chiaro quello che si può et quello che importa l’haver in mano la distributione degl’honori et utilità del Regno».
- Note libere
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Testo cifrato reso in chiaro dal copista cinquecentesco.
- Luoghi rilevanti
- Petricovia