b. 62-I / Lettera 55

Regesto veloce

Graziani riporta il discorso di Jan Zborowski al ritorno della sua missione in Francia; informa inoltre sul colloquio con Andrzej Zborowski intorno agli esiti della sua missione.

Numero documento
55
Estensione materiale
16 pp.
Destinatario
Gallio, Tolomeo
Luogo di redazione
Cracovia
Data di redazione
30 ottobre 1573
Edizioni del documento

pubblicata parzialmente in A. Theiner, Annales Ecclesiastici, I, Romae, ex tipografia tiberina, 1856, pp. 380-382.

Regesto approfondito

Jan Zborowski, uno dei membri della missione polacca presso Enrico di Valois, è tornato lunedì a Cracovia: la notizia ha suscitato clamore nel Regno, e lo stesso vescovo della città, Franciszek Krasiński, ha interrotto il suo viaggio alla nuova dell’arrivo dell’inviato.

Jan Zborowski ha tenuto un lungo discorso in «Consiglio» [Consiglio dei senatori]. Ha riferito i ringraziamenti di Enrico di Valois al popolo polacco per la fiducia nei suoi confronti, e le scuse del re per la dilazione del suo ingresso nel Regno. Dopo l’arrivo degli inviati polacchi in Francia, il nuovo sovrano ha subito inviato lettere all’imperatore Massimiliano II e «ad altri principi» chiedendo un transito sicuro nei loro territori. Zborowski ha informato che il re conta di giungere in Posnania in dicembre e il 17 gennaio a Cracovia: chiede perciò il consenso dei «signori» affinché l’incoronazione abbia luogo in quella data.

Zborowski ha inoltre riferito la decisione del re di mandare in Polonia un suo ambasciatore, Nicolas d’Angennes, signore di Rambouillet: il sovrano chiede di accoglierlo con tutti gli onori. Domanda infine che un inviato polacco lo raggiunga fuori i confini del Regno per comunicargli la risposta alle sue richieste.

Jan Zborowski ha poi presentato gli articoli approvati dal nuovo sovrano. La forma di alcuni è diversa da quella decisa in Polonia. L’articolo che prevedeva la cacciata del sovrano che infranga uno degli articoli è stato sostituito con un generico richiamo alla possibilità di deporre il re in forza di una decisione unanime [probabilmente del Senato], dato che «siccome tutti l’havevano eletto re», non poteva «essere deposto se non da tutti». Diversamente da quanto stabilito, viene inoltre data la possibilità al nuovo sovrano di portare con sé dei francesi, a patto che non affidi loro incarichi pubblici. Il duca di Valois si è impegnato inoltre a condurre nel Regno, annualmente, circa cinquanta mila fiorini: tale articolo è stato approvato anche dal parlamento di Parigi e da Carlo IX, re di Francia, che ha acconsentito anche alle richieste avanzate a suo tempo dagli inviati francesi in Polonia.

Lo stesso Zborowski si è soffermato inoltre sugli scontri tra i rappresentanti polacchi a proposito della Confederazione. In particolare, ha dato conto delle proteste contro gli articoli riguardanti la religione, fatte da Adam Konarski, vescovo di Posnania, a nome del clero e di tutti i cattolici dinanzi a Carlo IX e a Enrico di Valois. Lo stesso vescovo avrebbe presentato un’altra denuncia, da parte di Jakub Uchański, arcivescovo di Gnesna, degli articoli ratificati nella Dieta dell’elezione per iniziativa di Jan Firlej, palatino di Cracovia. Quest’ultimo si è appellato ai presenti contro il vescovo di Posnania sicché il vescovo di Cracovia ha dovuto raffreddare gli animi.

Lo Zborowski ha poi riferito come Konarski, vescovo di Posnania, abbia tentato di convincere il re a non firmare, adducendo che gli articoli sono invalidi perché la Dieta dell’elezione non aveva l’autorità per approvarli.

Graziani ritiene che Jan Zborowski abbia esagerato alcuni dettagli del suo racconto per mostrare come il vescovo di Posnania, con le sue proteste, abbia «voluto evacuare […] quasi tutte le commessioni di quella ambasceria». Olbracht Łaski, palatino di Siradia, si è espresso a sua volta contro la Confederazione, affermando che siccome il nuovo re «era per essere inimico di chi, per causa di religione, havesse voluto movere l’arme in Polonia, così non poteva consentire che s’aprisse la porta a tante biastemme contra Dio», né che si offendesse così la giurisdizione della Chiesa cattolica romana. Anche Mikołaj Krzysztof Radziwiłł, duca d’Olica, ha mosso critiche analoghe a nome dei cattolici di Lituania, mentre Aleksander Proński, sosteneva che tutti i lituani erano favorevoli alla Confederazione. Quattro ambasciatori cattolici si son dichiarati, invece, favorevoli a quel documento.

Tali divisioni hanno messo in dubbio Enrico di Valois sull’opportunità d’accettare la corona. Jan Zborowski – sottolinea Graziani – ha riportato le proteste degli ambasciatori «con parole et irrisorie verso l’autorità della Chiesa, et invidiose verso il Signor Laski». Andrzej Zborowski ha ricondotto il malcontento alle commissioni impartite agli inviati polacchi, diverse da quelle stabilite di comune accordo, e ha accusato il fratello Jan di aver instillato il sospetto che Łaski intenda prendere le armi. Il discorso si è quindi concluso a favore degli eretici, ma Graziani spera che, quando torneranno gli altri inviati [cattolici] «si sentirà parlare diversamente».

In privato Jan Zborowski ha riferito «in privato» dell’accoglienza ricevuta a Parigi e della prudenza e del valore militare del nuovo sovrano, che avrebbe accettato il trono di Polonia come una missione divina, fino ad opporsi al clero francese, che gli suggeriva di rifiutarlo. Il re non ha finora accolto richieste di grazie e uffici in Polonia, affermando che ne discuterà con il Senato al suo arrivo in Polonia. Si è mostrato inoltre rispettoso delle usanze del Regno: durante una festa, mentre si accingeva a ballare come di consueto, ha chiesto scusa agli inviati polacchi, spiegando loro che «mentre era in Francia li conveniva tenere il costume francese, che il medesimo harebbe fatto quando fosse stato in Polonia».

«Cifra a Como alli 30 di ottobre»

Graziani ritiene che il giuramento del nuovo sovrano abbia «dato molto core» agli eretici, che si teme acquisiscano troppo credito presso il nuovo sovrano, come in parte sta già avvenendo: sono note le manovre del vescovo Jean de Monluc a favore del palatino di Cracovia e contro gli Zborowski. Consola però il fatto che Enrico di Valois si mostri «catholicissimo in tutto il resto».

Il Senato ha deciso che Andrzej Zborowski dovrà raggiungere il re al confine del Regno. Andrzej scriverà perciò a Giovanni Francesco Commendone per averne consigli e per informarlo su quanto accaduto in Francia. Graziani invierà a Commendone appena possibile copia dei documenti sottoscritti dal re.

In un colloquio con Graziani, Andrzej Zborowski ha accusato gli inviati polacchi di essere i maggiori responsabili del giuramento del re e ha deplorato che il palatino di Siradia non abbia seguito le indicazioni di Commendone. Ha infine aggiunto d’aver appreso dal fratello, tornato dalla Francia, che Gregorio XIII lo ha caldamente raccomandato in un breve indirizzato a Enrico di Valois.

Note libere

Lettera autografa; evidenziate parti da volgere in cifra.